“A partire da oggi ogni fornitura di armi ad uso scenico si ferma, e con essa si fermano tutti i set cinematografici e di fiction d’azione.
Le perdite economico/produttive che ne deriveranno al settore si annunciano ingenti.
Gli sforzi delle Film Commission, e le finalità delle politiche di incentivazione, volte ad attrarre sul territorio del nostro Paese le produzioni cine audiovisive d’azione, saranno vanificate.
Tutto ciò a causa della Legge che regolamenta la detenzione e l’uso delle armi a uso scenico, che ne stabilisce i requisiti tecnici e che indica le procedure per il relativo riconoscimento, ma con norme tecnicamente opinabili, oggettivamente inapplicabili e per di più con termini di attuazione perentori giunti oggi a scadenza.
Al momento siamo arrivati solo alla mera stesura, da parte dei competenti Dicasteri, di un testo contenente la proroga dei termini, ma fermo da un mese nel suo iter promulgativo
Risultato: stop alle attività, stop allo sviluppo, stop all’occupazione, stop alla competitività.
Il passo del gambero“.
Questo qui sopra è il testo integrale del comunicato stampa congiunto diffuso ieri da Anica e Atp.
E questo qui sotto, invece, è il motivo, spiegato un po’ più in soldoni, per cui si rischia di non assistere più a quelle belle sparatorie televisivo-cinematografiche che tanto amiamo, tanto sono finte!
Nei film, nelle serie e nelle soap italiani, al momento non si può più sparare. Il disarmo dipende dal fatto che non si possono più usare le armi sceniche utilizzate finora. Una situazione piuttosto assurda, determinata dalla cervellotica interpretazione della direttiva emanata circa due anni fa da Bruxelles per far sì che le armi di scena fossero effettivamente innocue. Fatto sta che la commissione istituita all’epoca dal nostro attuale ministro dell’Interno, si è inventata una procedura di modifica delle armi piuttosto astrusa, fissando al 5 novembre di quest’anno il termine ultimo oltre il quale, chi non si fosse messo in regola, avrebbe potuto essere perseguibile penalmente.
Naturalmente i cosiddetti “armieri del cinema”, che da decenni gestiscono e rispondono delle migliaia di armi usate sui set, le hanno ritirate e sono pronti anche a riconsegnare le licenze per evitare di finire in gattabuia.
Di conseguenza, le produzioni in corso che prevedono scene di azione con armi, si sono bloccate. Ora l’Anica si sta muovendo per chiedere una proroga durante la quale sia possibile mettere a punto una normativa meno assurda e in linea con gli altri paesi europei, ma naturalmente perché venga approvata, bisognerà attendere che percorra l’iter legislativo tradizionale. E immaginiamo che non si tratti di un paio di giorni.
Tra i tanti film che stanno per essere girati in Italia, nello specifico a Roma, c’è anche il 24esimo Bond, ispirato al libro Devil May Care (Non c’è tempo per morire) di Sebastian Faulks. E secondo voi che cosa tirerà fuori dallo smoking Daniel Craig? A questo punto non certo la sua Walther PPK.
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