Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Che fine hanno fatto i fratelli Farrelly? Archiviato il successo di Tutti pazzi per Mary, del più sottile ma non meno divertente Io, me & Irene e, naturalmente, di Scemo e + scemo, dell’irriverenza dei due registi, autori e produttori ribattezzati un tempo “i ragazzacci di Hollywood”, si sono perse le tracce, tanto da non meritare più tale appellativo. Chissà perché, ormai da quattordici anni, Peter e Bobby non sono più riusciti, non tanto a bissare, quanto solo ad avvicinarsi ai successi dei titoli sopracitati.
Come mai, proprio loro che sono stati in grado di comprendere appieno il potenziale di una battuta scorretta indirizzandola al disabile/gay/obeso/schizofrenico di turno, danno l’impressione di aver definitivamente mollato la presa? I loro ultimi lavori sono stati tutto un riciclare di ingredienti e situazioni già ampiamente sfruttati, capaci sì di strapppare qualche risata, ma non certo quelle incontenibili ed esplosive a cui ci avevano abituati.
E allora, è il pubblico ad essere cambiato o sono i Farrelly?
Entrambi, in realtà. Perché se è vero che alla fine degli anni Novanta i film dei due fratelli hanno inflitto un duro colpo all’ipocrita e perbenista mercato cinematografico americano, con tutte quelle sublimi scorrettezze, quegli indifendibili colpi bassi e quelle straordinarie battute triviali, inondandolo di volgarità e di politicamente scorretto, è altrettanto vero che non è così semplice neanche stupireregolarmente un pubblico sempre più smaliziato, continuando a muoversi in quello stesso range di comicità.
Nel frattempo, ci ha pensato il fenomeno delle Notti da leoni a cavalcare l’onda della commedia goliardica, offuscando parzialmente il nome dei Farrelly, che hanno risposto alla sfida con colpi male assestati sfoderando titoli discutibilissimi come Libera uscita, I tre marmittoni. Se poi ci mettiamo che i due registi, che in questi anni sono “cresciuti” (ora sono vicini ai sessanta), probabilmente hanno iniziato a vedere il mondo con occhi diversi, ecco che il mosaico si compone.
Così i cantori di freak, creatori di personaggi dalla triviale causticità discesa direttamente da quel sovvertitore di regole che è stato Animal House, sono tornati sui propri passi, giocandosi il jolly Jim Carrey–Jeff Daniels, che effettivamente si è rivelato un colpo vincente al botteghino americano (dove Scemo e + scemo 2 è già uscito, totalizzando 72 milioni di dollari in due settimane), ma non all’interno della loro filmografia.
Ci si ritrova ad osservare Harry e Lloyd venti anni dopo, sempre più scemi: esseri immutati in un mondo radicalmente trasformato. Il primo (Daniels) ha bisogno di un donatore di fegato e quando scopre di avere una figlia (compatibile?) fa di tutto per risvegliare il suo amico Lloyd (Carrey) dallo stato comatoso in cui era precipitato quando l’amata Mary lo aveva lasciato. I due partono così per un viaggio attraverso gli States con l’auto dalle orecchie di coniglio, sempre quella, alla ricerca della ragazza. Nel film ci sono diversi camei, alcuni riusciti altri meno, qualche omaggio a fenomeni culturali cotemporanei (tra tutti, uno a Breaking Bad), e poco o nulla di quel basso umorismo di alto livello che speravamo di trovare.
Si esce dalla sala tutto sommato divertiti, ma anche con l’amara consapevolezza che gli artigli dei Farrelly hanno definitivamente smesso di graffiare.
Voto 5
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
I fratelli Farrelly,a vent’anni dal primo fim, giocano il jolly Carrey-Daniels. Ma la causticità arranca e le gag sanno di già visto.
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