Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Nick (Jason Bateman), Dale (Charlie Day) e Kurt (Jason Sudeikis), stanchi delle continue vessazioni subite dai rispettivi capi, decidono di mettersi in proprio brevettando il “docciamico”, bislacca invenzione basata su un miscelatore di acqua corrente e shampoo.
Quando l’idea sembra concretizzarsi, grazie all’interessamento del ricchissimo imprenditore Burt Hanson (Christoph Waltz), i tre amici realizzano invece di essere stati biecamente raggirati da quest’ultimo e reagiscono sequestrandone il figlio Rex (un divertente e divertito Chris Pine).
A complicare ulteriormente la riuscita del piano ci si mette il ritorno di alcuni folli personaggi ereditati dal primo capitolo, e quindi ecco riapparire Fottimadre Jones (Jamie Foxx), il mefistofelico Mr. Harken (Kevin Spacey) e Julia (Jennifer Aniston), dentista ninfomane ed ex capo di Dale.
Se escludiamo il passaggio (tutto sommato indolore) in cabina di regia da Seth Gordon a Sean Anders, squadra che vince non si cambia e quindi, in questo divertente sequel del già riuscito Come ammazzare il capo… e vivere felici di un paio di anni fa, ritroviamo tutto il suo folle cast (ad eccezione di Colin Farrell, il cui personaggio era l’unico a morire) con l’aggiunta dell’autoironico ed esilarante Christoph Waltz a fungere da ciliegina sulla torta.
La bontà del risultato è garantito dalla scelta, piuttosto saggia di non reiterare in maniera pedissequa lo schema alla base del primo film (come fatto, ad esempio, nel caso della trilogia di Una notte da leoni di cui questa serie è comunque figlia) ma di rielaborarlo lavorando sull’estremizzazione sistematica di tutti i caratteri. Vediamo quindi Dale diventa ancora più tonto – la sua naiveté qui richiama esplicitamente quella di Scemo e più scemo – e gli antagonisti più insensibili e infami, in un rincorrersi di battute politicamente scorrette e situazioni paradossali quasi privo di soste.
Al netto di una leggera flessione che ne rallenta il ritmo immediatamente prima del finale, Come ammazzare il capo 2 è dunque una boccata di aria fresca nel panorama un po’ stantio della commedia hollywoodiana di produzione più recente (di quella italiana invece è proprio meglio tacere) con il suo giocare e, al tempo stesso, celebrare la medietà della middle class, riuscendo paradossalmente ad elevarsene e ad alzare – senza mai rinnegare la sua natura di prodotto fieramente commerciale – il proprio livello qualitativo.
Merito soprattutto di una scrittura che non ha paura di giocarsi la carta della scorrettezza (praticamente ogni volta che Jennifer Aniston apre bocca) e di un cast perfettamente oliato, con una menzione speciale per Kevin Spacey, libero di strabordare in tutta la diabolica perfidia trattenuta a stento in due stagioni di House of Cards.
Senza quindi toccare le vette di autorialità scatologica della cosiddetta “Apatow Factory”, Come ammazzare il capo 2 mantiene tutte le promesse che si suppone una commedia non debba mai disattendere e fa ridere dall’inizio alla fine.
In alcuni momenti anche molto.
Voto 7
Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.
A distanza di tre anni, riecco il folle trio formato da Jason Bateman, Charlie Day e Jason Sudeikis che vi farà morire dal ridere.
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