Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Dopo C.R.A.Z.Y., Café de Flore e Dallas Buyers Club, Jean Marc Vallée ci regala una nuova storia di introspezione dell’umano, con Reese Witherspoon protagonista assoluta. Prendendo spunto da Wild – Una storia selvaggia di avventura e rinascita di Cheryl Strayed la pellicola è ambientata nel 1995, anno in cui la donna decise di percorrere il Pacific Crest Trial, 1100 miglia di sentiero a Ovest degli States che va dai confini con il Messico su fino in Canada, in totale solitudine. A spingerla in questa escursione estrema, la voglia di lasciarsi alle spalle i ricordi di un’infanzia infelice caratterizzata da un padre violento, il dolore mai superato per la morte precoce della madre (Laura Dern, candidata all’Oscar come Non Protagonista per questo ruolo), il divorzio dal marito e le tante avventure per cercare di placare quell’insoddisfazione latente che solo l’eroina era riuscita ad arginare. Nessuna preparazione atletica prima di affrontare il deserto, solo la necessità di far ripartire la sua vita, prima del collasso definitivo.
Oramai il cinema ha imparato a padroneggiare con una certa disinvoltura, spesso anche consapevolmente l’archetipo del mito del viaggio, sin dai tempi Fratelli Lumière, passando per Ombre rosse di John Ford che viene da molti considerato il capostipite del genere, fino ad arrivare alla stagione d’oro, tra gli anni Sessanta e i Settanta, contraddistinta da titoli indimenticabili dei quali Easy Rider , Getaway o La rabbia giovane restano i più degni rappresentanti. Il viaggio come metafora, dunque, ma anche come pretesto per raccontare altre storie. Quelle di uomini e donne alla ricerca di una propria identità e di un proprio modo di porsi nei confronti della vita, pronti a ritrovare motivazioni profonde, sensi perduti e stimoli nuovi per affrontarla.
Se il paragone con Into the Wild di Sea Penn del quale questo Wild costituisce, in un certo senso, la controparte femminile, risulta imprescindibile, è anche vero che ad allontanare le due pellicole ci sono delle differenze piuttosto sostanziali. Una fra tutte va cercata nel fatto che il Christopher MacCandless interpretato da Emile Hirsch era mosso dal desiderio di abbandonare del tutto la società e la vita che era lì ad attenderlo, chiavi in mano, mentre Cheryl affronta il suo viaggio di espiazione per un periodo relativamente breve e definito, senza il desiderio di smarrirsi nella natura selvaggia, bensì di ritrovarsi attraverso di essa. In Wild il viggio diventa sinonimo di cura, di antidoto a una vita che va in pezzi, nella speranza che tutte quelle miglia a piedi possano davvero servire a Cheryl per trasformarsi interiormente, diventando quella donna che sua madre voleva che fosse.
Jean-Marc Vallée evidentemente non ha nessuna intenzione di smettere di trovare ispirazione nelle storie di uomini e di donne che hanno bisogno di toccare il fondo prima di risalire e rimettersi in gioco e, aiutato dalla sceneggiatura asciutta e rigorosa di Nick Hornby e da una colonna sonora che rappresenta il lato più di sognatore di un’America cresciuta a pane e storyteller (e che annovera pezzi di Leonard Cohen, Bruce Springsteen e Simon & Garfunkel, solo per citarne alcuni) confeziona un film particolarmente ispirato. Ma l’aspetto più riuscito di Wild è senza dubbio il montaggio, in grado di alternare con destrezza gli scorci idilliaci del paesaggio in cui è immersa Cheryl al suo passato sfrenato, di cui veniamo a conoscenza grazie a caotici flashback che restituiscono allo spettatore tutta l’emotività e i tumulti interiori della ragazza. Fondamentale, poi, il contributo di Reese Witherspoon (nominata all’Oscar come Miglior Protagonista), che ha creduto talmente tanto in questo progetto da produrlo anche. L’attrice, rischiando il tutto per tutto, offre una performance matura, la migliore di una carriera altalenante consacrata anzitempo da un Oscar sgraffignato nel 2006 per il biopic su Johnny Cash Walk the Line – Quando l’amore brucia l’anima. E se quest’anno non si fosse trovata Julianne Moore e Rosamund Pike come dirette rivali, probabilmente lo avrebbe anche vinto. Questa volta meritatamente.
Voto 7
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Jean-Marc Vallée questa volta punta sul montaggio e sui flussi di coscienza, oltre che su una sorprendente Reese Witherspoon.
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