Le vacanze del piccolo Nicolas

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Il mondo visto ad altezza di bambino.
Questa sostanzialmente la novità apportata alla letteratura per ragazzi nel 1960 da René Goscinny (indimenticato autore di Lucky Luke e, insieme al disegnatore Uderzo, di Asterix) con la serie di racconti che vedevano per protagonista il piccolo Nicolas.
Le sue avventure sono raccontate infatti tutte in prima persona, adottando il punto di vista e gli strumenti stilistici di un bambino delle scuole elementari.
Nonostante siano stati tradotti anche in Italia – con le petit Nicolas che diventava semplicemente Nicolino – i libri di Goscinny non hanno mai attecchito qui da noi, dove in quegli stessi anni imperversava Giamburrasca nella sua riduzione televisiva firmata Lina Wertmuller, mentre in Francia vengono considerati – così come il suo autore –  un vero e proprio caposaldo dell’editoria per l’infanzia.
Stupì quindi che si fosse aspettato così tanto per vederne realizzata una trasposizione cinematografica, quando nel 2009 Il piccolo Nicolas e i suoi genitori fece la sua comparsa in sala, soprattutto alla luce del milione di euro incassato dal film solo nel primo giorno di programmazione.



Visto il successo in patria, l’idea di un sequel non deve essersi fatta attendere più di tanto ed eccoci dunque a parlare de Le vacanze del piccolo Nicolas.
Il film prende le mosse dal tanto agognato ultimo giorno di scuola e dalla partenza di Nicolas e dei suoi genitori (i bravissimi Kad Mérad e Valérie Lemercier), con petulante e antipaticissima nonna al seguito, alla volta del mare, presso un albergo dove sembra essersi dato appuntamento un microcosmo di personaggi bislacchi, resi ancora più esilaranti una volta filtrati attraverso la lente immaginifica di un bambino.
Il primo e più evidente scarto rispetto al primo film della serie consiste proprio in uno spostamento dell’area di attenzione dal mondo dei bimbi stricto sensu a quello degli adulti, visto però dal basso.
Mentre affronta le gioie e i timori del suo primo “amorino”, Nicolas assiste infatti, incuriosito più che turbato, ai continui battibecchi tra il padre e la nonna e alla avance che un sedicente produttore cinematografico italiano (un divertente e divertito Luca Zingaretti) riserva alla madre.
Intanto, lasciata l’abituale combriccola a Parigi, il bambino si fa dei nuovi compagni di avventura: Blaise che è il figlio dei proprietari dell’albergo, l’inglese Djodjo e il piccolo Crépin che non riesce a frenare il pianto di fronte a qualsiasi possibile avvenimento.

Le vacanze del piccolo Nicolas è, come il suo predecessore, un film adorabilmente classico.
Un gioiellino di leggerezza infantile che fa bene sia agli occhi che al cuore e che l’ampliamento dello spettro di cui si parlava poc’anzi rende una visione piacevolissima anche per un pubblico più adulto.
L’estrema leggerezza dei fatti narrati è contrappuntata da una notevole cura per le immagini e da una ricostruzione quasi maniacale dei Sixties (le riviste sfogliate in spiaggia dagli adulti sono originali) che a tratti quasi inganna, dando la sensazione di assistere a un film dell’epoca.
L’ingenuità e la monodimensionalità insistita dei personaggi, evidentemente mutuate dalla matrice letteraria, lungi dall’essere un limite, rendono il film un esempio di intrattenimento delicato e privo di ammiccamenti a qualsiasi cosa sia successa negli ultimi cinquant’anni.
Se a questo si aggiunge una pulizia di fondo, merce sempre più rara anche nelle produzioni per l’infanzia, non si può fare altro che voler bene questo film così poco cool e fuori dal tempo.

Voto 7

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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