Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Quando ci si appresta a vedere un film di Álex De la Iglesia bisogna lasciarsi andare: mettersi abiti comodi, togliersi le scarpe, entrare nel suo cinema e iniziare a correre come matti insieme a lui. Impiega davvero poco, l’eccesso, a diventare routine, lasciando che tutta quella follia visiva originale e spesso allucinata che vediamo nei suoi film, venga percepita come un’esperienza sensoriale, oltre che visiva.
Il regista basco autore di pellicole memorabili quali Azione mutante, Il giorno della bestia e La comunidad, che nel 2010 a Venezia stregò il Presidente di Giuria Quentin Tarantino con Balada Triste de Trompeta, inconvenzionale metafora circense della Spagna post-franchista che gli valse il Leone d’argento per la miglior regia e l’Osella per la miglior sceneggiatura, torna a uno dei temi atavici del cinema, già ampiamente sviluppato in una delle sue commedie, Crimen Perfecto, ovvero l’eterno conflitto tra i sessi.
L’incipit de Le streghe son tornate, che arriva in Italia a due anni di distanza dalla sua realizzazione e distribuzione in altri paesi, è di quelli fulminanti. Vediamo un gruppo di uomini bizzarramente mascherati (da un Cristo argentato con un fucile nascosto nella croce a SpongeBob) assaltare un compro oro nella centrale piazza di Puerta del Sol, a Madrid. Si tratta di José (Hugo Silva), padre divorziato in guerra aperta con la ex-moglie Silvia (Macarena Gómez), Tony (Mario Casas) suo giovane complice, succube delle donne e il piccolo Sergio, figlio di José. A loro si aggiungerà poco dopo Manuel (Jaime Ordóñez), tassista preso in ostaggio. L’improbabile banda, dopo la rocambolesca rapina, si dà alla fuga con l’obiettivo di raggiungere la Francia e sfuggire alla polizia. Arrivati a Zugarramurdi, paesino della Navarra nei pressi del confine, da secoli legato alla stregoneria, i nostri si imbatteranno in una singolare famiglia formata da tre generazioni di fattucchiere (Carmen Maura, Carolina Bang e Terele Pávez) determinate ad usare i propri poteri e disposte a tutto pur di vendicarsi degli uomini e deridere la loro natura. Da irriverente crime movie con un’elevata componente action, Le streghe son tornate muta a poco a poco, divenendo prima una horror comedy e poi un monster movie, con un coup de théâtre finale da manuale.
L’elemento più raffinato e arguto del film va cercato sicuramente nel modo in cui De la Iglesia tratta il tema del rapporto tra i sessi: Las Brujas all’apparenza sembra un film sessista e misogino, che racconta di come il maschio iberico si senta sempre più minacciato dalle donne di oggi, tutte streghe, in un modo o nell’altro, avide manipolatrici a caccia di denaro e abilissime nello spogliare gli uomini di tutto, dignità compresa. In realtà il tono con cui il regista spagnolo affronta la questione è così volutamente eccessivo e satirico da far precipitare ogni elemento discriminatorio in favore di una storia dall’ironia pungente e dal sarcasmo inoppugnabile.
Anche in questo caso, come in Balada Triste de Trompeta e in generale in tutti i suoi film, De la Iglesia gioca d’accumulo: di generi mescolati insieme, di personaggi, di situazioni grottesche ai limiti del surreale e portate all’estremo. E nel farlo, si diverte da morire. L’umorismo grottesco dell’autore trabocca dalle trovate visive (ce ne sono a bizzeffe) e dai dialoghi che si fanno largo a suon di battute sagaci tra i temi di attualità lambiti dalla narrazione (la crisi economica, quella del ruolo del maschio nella società occidentale, del rapporto padre-figlio), che procede impetuosa e inarrestabile verso un finale pirotecnico e splendidamente esagerato, con un’opulenta e mastodontica Venere di Willendorf invocata durante un sabba per ristabilire il femminino ordine primigenio. Puro impeto visivo. D’altronde come potevamo aspettarci qualcosa di tradizionale da un regista che durante il suo matrimonio (con Carolina Bang, che qui fa la strega bona) ha fatto saltar fuori dalla torta nuziale un tizio armato di mitragliatrice?
Voto 7,5
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Álex De la Iglesia non si smentisce e firma questa commedia divertente e nerissima che è pura gioia per gli occhi.
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