Cake

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Dimenticate la Jennifer Aniston solare e sorridente, reginetta delle commedie a stelle e strisce, perché a quarantacinque anni la ex fidanzatina d’America ha deciso che era arrivato il momento di mettersi in gioco, abbracciando il ruolo più difficile e insieme più riuscito della sua carriera. Quello di Claire Bennett, donna tormentata da un costante dolore sia fisico che interiore causatole da un grave incidente. Claire non riesce a voltare pagina, né tantomeno a gestire la sua rabbia, che puntualmente riversa su chi le sta intorno, allontanando tutti. L’unica persona che continua a starle accanto è Silvana (Adriana Barrazza), la sua governante. I già precari equilibri di Claire subiscono un ulteriore scossone quando una ragazza del suo gruppo di sostegno, Nina (Anna Kendrick), si suicida. Apparentemente fredda e cinica, Claire invece troverà grazie a questo episodio, una via di uscita dalla sua condizione conoscendo il marito di Nina (Sam Worthington) e il loro figlio.



Era nato come un corto, Cake, prima che nel 2013 lo script del lungometraggio finisse nella blacklist, l’elenco annuale dei copioni più amati e non ancora prodotti dall’industria americana. Jennifer Aniston, quando le hanno proposto il ruolo, se ne è innamorata e ha voluto fare propria la storia di Claire, non solo calandosi nei panni della protagonista, ma anche in quelli di produttore esecutivo. E in effetti Cake possiede numerosi elementi intensi, tanto da poter rappresentare un film di potenziale svolta per la carriera di un’attrice che non si è mai avvicinata a ruoli drammatici come la Aniston. Spogliatasi della sua verve, del trucco e mettendo su diversi chili, Jen si è costruita sul volto, coperto di cicatrici, una maschera di dolore che indossa per tutta la durata della pellicola con dignità ed esperienza.

Peccato che tutto quello che circonda il suo personaggio non funzioni. A cominciare dall’anonima regia di Daniel Barnz, autore del delizioso Phoebe in Wonderland e dei tutt’altro che memorabili Beastly e Una scuola per Malia, passando per uno script piuttosto scialbo in cui i personaggi secondari sono solo abbozzati e non evolvono, soprattutto a fronte dell’enorme crescita di Claire, per finire con un cast di attori di livello che sembrano vagare intontiti per il set in attesa di un qualcosa che non arriva mai. Cake poggia così tutto il suo fardello sulle spalle della Aniston, davvero magnetica, che avrebbe meritato quella candidatura all’Oscar tanto agognata che quest’anno ha preferito aleggiare attorno alla Felicity Jones de La teoria del tutto, l’unica finita nella cinquina un po’ per caso. Ritenta Jen, sarai più fortunata.

Voto 5

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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