Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Dalla metà degli anni Settanta, periodo in cui l’affermazione degli effetti speciali ha reso possibile il concretizzarsi sullo schermo delle bizzarre perversioni distruttive nate in grembo alle grandi produzioni hollywoodiane (anche se il primo lavoro riconducibile a questo genere è La distruzione del mondo, diretto nel 1933 da Felix E. Feist), i disaster movie hanno iniziato ad imporsi come uno dei generi più amati del cinema mainstream. Che il guardarli sia un modo per esorcizzare le proprie paure, un po’ come accade con gli horror, o che piaccia immedesimarsi nei protagonisti chiamati a salvare il mondo intero o buona parte di esso, di fatto questo filone incontra da sempre il gusto del pubblico più vario ed eterogeneo.
Riprendendo uno dei capostipiti del genere, Terremoto, diretto dal 1974 da Mark Robson e tratto da un romanzo di Mario Puzo (quello de Il Padrino), anche il regista Brad Payton scende in campo con San Andreas, alle prese con una storia in cui si mescolano dramma e sentimento durante il più sconvolgente terremoto dell’era moderna.
Al centro della vicenda c’è Ray (Dwayne Johnson), un pompiere che pilota elicotteri di salvataggio, impegnato in pericolose missioni di soccorso in situazioni estreme. Dopo una serie di scosse di terremoto, viene richiamato in servizio per affrontare la più titanica delle imprese: l’attività sismica della faglia di Sant’Andrea sta per dare luogo a un terremoto di intensità devastante, previsto poche ore prima da un brillante sismologo (Paul Giamatti), che sconvolgerà tutta la California. Ray si troverà quindi a dover salvare le persone a lui più care: la sua ex-moglie (Carla Gugino) e sua figlia (Alexandra Daddario), in viaggio a San Francisco con il ricco patrigno (Ioan Gruffudd).
A distanza di tre anni dall’obliabile film per famiglie Viaggio nell’isola misteriosa, la strada di Brad Peyton e quella di Dwayne “The Rock” Johnson (Il Re Scorpione, G.I. Joe, gli ultimi tre capitoli della saga di Fast & Furious) si incontrano di nuovo per dar vita a questo giocattolone da cento milioni di dollari. Nel riproporre una struttura narrativa tipica dei disaster movie (il pubblico viene invitato a seguire la catastrofe da due punti di vista, quello dell’eroe e della sua famiglia e quello “scientifico”, necessario a spiegare tecnicamente le cause degli eventi a cui assistiamo), San Andreas non mostra nulla che non si sia già visto in altre pellicole del genere. Gli effetti speciali sono degni di nota e il 3D è di buon livello ma oltre a questo c’è ben poco da salvare. Siamo lontani dall’equilibrio di elementi raggiunto dalle pellicole di Roland Emmerich: certo è pur sempre un film corale con un eroe che si ritrova a salvare il mondo suo malgrado e che, facendolo, rimetterà insieme la sua famiglia, ma la mano è diversa e si vede. Nessuna intuizione particolare e nessun vero colpo di genio (ricordate la California che si inabissa nell’Oceano in 2012), solo il metro e novantasei per centodiciotto chili di Dwayne Johnson e San Francisco che cade a pezzi sotto i colpi di un terremoto prima e di uno tsunami poi. Se vi accontentate…
Voto 5
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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