Kristy

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Il campus universitario è, in assoluto, uno dei luoghi più fortemente evocativi da un punto di vista iconico del cinema americano. Dal toga party di Animal House fino ai più recenti Old School e Cattivi vicini, è da sempre rappresentato come un luogo immediatamente associabile alla goliardia più estrema e, più in generale, alla folla. Ma cosa accade quando un campus universitario rimane completamente deserto?
Quando il dormitorio, la mensa e la piscina si svuotano di tutti i corpi che sono soliti abitarne gli spazi e tornano ad essere null’altro che anonimi non luoghi semplicemente troppo grandi?
Durante le vacanze del Ringraziamento, Justine (Haley Bennett) avrà modo di scoprirlo.
La ragazza infatti non può permettersi il viaggio per tornare a casa e decide, suo malgrado, di passare quei giorni di festa da sola nel campus.
All’inizio Justine trova questo improvviso isolamento addirittura piacevole.
Fino a quando va in un drugstore a prendere qualcosa da mangiare e fa uno strano incontro con una ragazza che si rivolge a lei in modo inquietante chiamandola insistentemente Kristy.
Una volta rientrata al campus Justine si illude di essere al sicuro, ma non sa di essere stata seguita e che quello è solo l’inizio di una caccia che durerà tutta la notte e in cui, il ruolo di preda, spetta proprio a lei.



Nel calderone di film horror che hanno invaso le nostre sale a fine stagione, ecco arrivare anche questo Kristy, diretto dal quasi esordiente Oliver Blackburn (già autore del discreto Donkey Punch) e prodotto da Scott Derrickson (The Exorcism of Emily Rose, Sinister).
E’ importante citare Derrickson perché è sua la mano che si avverte di più durante la visione di questo film in bilico tra il thriller e l’horror che, almeno per la prima metà di un minutaggio comunque contenuto, si rivela piuttosto abile nell’evitare le pastoie più abusate del genere.
Lo fa grazie a una serie di rimandi a due dei più notevoli horror visti negli ultimi dieci anni: La notte del giudizio di James DeMonaco e The Strangers di Bryan Bertino dai quali riprende sia il senso di frustrazione dettato dalla reiterazione continua del classico schema del gatto e del topo che la totale mancanza di motivazioni alla base dello stesso.
Peccato solo che, con quei due film, Kristy non condivida anche un finale dotato dello stesso afflato nichilistico.
Se infatti Blackburn è bravo nell’accumulare elementi perturbanti e dispensarli per tutta la prima parte della storia, quando arriva il momento di tirare le fila e arrivare all’epilogo, sembra perdere completamente la bussola, rischiando di vanificare quanto di buono fatto fino a quel momento.

Perché ci sta pure che, a un certo punto, la vittima sacrificale si trasformi in carnefice.
Anzi, per molti versi è addirittura auspicabile. Ma non è altrettanto plausibile che uno scricciolo impaurito trasfiguri all’improvviso in un angelo vendicatore dotato della stessa fisicità di Linda Hamilton in Terminator 2 – Il giorno del giudizio e dell’arte di arrangiarsi con ciò che si ha a disposizione di un MacGiver.
Ed è un peccato perché il film, nel complesso, è ben costruito e girato con estrema perizia, soprattutto per quanto riguarda la gestione degli spazi, meccanismo fondamentale per qualsiasi horror.
Ottima comunque la prova di Haley Bennett, che si destreggia assai bene sia quando c’è da denotare vulnerabilità che quando il suo ruolo le impone invece di prendere in mano la situazione e lottare per la vita.
E’ inoltre l’unica a contravvenire a quell’atteggiamento, comune a quasi tutti i film dell’orrore, che porta gli altri personaggi interni al campus (una guardia e un giardiniere) a fare esattamente quello che nessuna persona sana di mente farebbe in una situazione del genere.
Detto ciò, Kristy rimane un piacevole passatempo, ben fatto e con un paio di salti sulla sedia.
ma, se siete in cerca di brividi di mezza estate fatti bene, forse è il caso di cercare altrove.
Sempre che Babadook e Wolf Creek 2 – La preda sei tu siano ancora in sala.

Voto 6

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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