Mission: Impossible – Rogue Nation

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Sarà anche un po’ esaltato, lunatico, narcisista nonché pezzo da novanta della propaganda della Chiesa di Scientology ma a Tom Cruise va riconosciuto un merito, essere il principale esponente di una razza in via di estinsione: quella dei divi. Capace e disposto a mettersi in gioco soprattutto quando non ce n’è più bisogno, trasformandosi nel viscido e panciuto omuncolo ballerino Les Grossman in Tropic Thunder, nel monocolo colonnello von Stauffenberg di Operazione Valchiria, nel guru della setta Seduci e Distruggi in Magnolia e nel vigliacco addetto alle pubbliche relazioni dell’esercito americano che si ritrova in guerra contro gli alieni in Edge of Tomorrow, il 53enne Cruise non molla, anzi rilancia. E torna a vestire i panni del suo alter ego cinematografico, l’agente dell’IMF Ethan Hunt, per la quinta volta: senz’altro la migliore.



Fatta eccezione per Bond, giunto a quota 23 quasi 24, che rappresenta un caso a sé, generalmente i numeri crescenti dei capitoli di un franchise cinematografico sono direttamente proporzionali al loro insuccesso. La saga di Mission: Impossible, nei suoi diciannove anni di vita, ha tenuto egregiamente, incassando giudizi positivi sia di pubblico che di critica e molto probabilmente avrebbe continuato a farlo. Ma proprio quando le cose vanno bene, perché non farle andare alla grande? Una domanda simile devono essersi posti i producer  Tom Cruise e J.J. Abrams che, per far cambiare marcia alla saga sono andati a ingaggiare nientemeno che Christopher McQuarrie, già sceneggiatore feticcio di Brian Singer (I soliti sospetti, Operazione Valchiria), autore dello script di Edge of Tomorrow e regista dell’ottimo e sottovalutato Jack Reacher: La prova decisiva, sempre con Tom Cruise che interpretava una specie di Ethan Hunt.

E il cambio di rotta è servito, perché Christopher McQuarrie confezione un film d’azione anticonvenzionale che, senza stravolgere i canoni del genere, li riscrive e reinterpreta a proprio piacimento e nel farlo conferisce freschezza e nuova linfa a contesto e personaggi. Per farlo utilizza degli espedienti sulla carta anche semplici, ma allo stesso tempo geniali come la decisione di girare le scene action con un parsimoniosissimo utilizzo degli stunt e con un montaggio ridotto ai minimi termini, l’introduzione di scene dalla complessità notevole che difficilmente si vedono in un film d’azione (se escludiamo quelli di Michael Mann) e una linea narrativa romantica mai battuta prima in cui il lui (Ethan Hunt) e la lei (Ilsa Faust, agente segreto che picchia duro) di turno si afferrano e si avvinghiano, si corteggiano e si amano, ma solo “professionalmente”. Cruise, nonostante sia il protagonista, il produttore e il motore trainante di tutta l’operazione Mission: Impossible, in Rogue Nation ha poche battute e in alcuni momenti viene relegato quasi a comprimario, lasciando la scena alla brava e bella Rebecca Ferguson, che la riempie di grazia e intensità, e alle altre azzecatissime spalle, Jeremy Renner, Simon Pegg e la new entry Alec Baldwin.

Ma le scene davvero mozzafiato appartengono di diritto a Super Tom: appeso a un aereo in fase di decollo, protagonista di una lunga sequenza subaquea che leva davvero il fiato, intento a sventare un attentato all’opera di Vienna durante una Turandot la cui Mise-en-scène sarebbe piaciuto molto a Hitchcock (Il suo Uomo che sapeva troppo aleggia in ogni inquadratura), impegnato in uno degli inseguimenti su due ruote migliori che si siano mai visti al cinema e sempre pronto a liberarsi dall’impasse con un paio di acrobazie degne di Jackie Chan.

Benvenuti dunque nella nuova fase Mission: Impossible che, nonostante il reiterarsi della formula, non conosce stanchezza, anzi: nelle mani di Christopher McQuarrie smette di essere solo un ottimo franchise action e, grazie a una gestione degli spazi e dei tempi insolita e calibrata, si trasforma in un sofisticato, divertente e corale gioco coreografico che intrattiene nel migliore dei modi.

Voto 7,5

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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