Non essere cattivo

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“Ma come, dovemo svortà e te te piji er gelato?”.



Tre film in trent’anni di carriera, e dell’ultimo è arrivato a vedere solo un premontaggio. Nonostante ci si provi in ogni modo, rimane davvero difficile non guardare Non essere cattivo alla luce degli eventi che hanno caratterizzato la storia del suo autore, quel Claudio Caligari scomparso prematuramente a maggio, divenuto regista di culto del cinema underground italiano che ha saputo raccontare il mondo dei giovani tossicodipendenti di periferia degli anni Settanta, Ottanta e ora anche Novanta attraverso una poetica incredibilmente dura e realista. Presentato a Venezia 72 Fuori Concorso, Non essere cattivo arriva nelle sale grazie anche a un produttore un po’ speciale, quel Valerio Mastandrea che di Claudio Caligar è stato interprete (L’odore della notte), produttore, aiuto regista (Non essere cattivo), ma soprattutto amico. L’anno scorso aveva scritto nientemeno che a Martin Scorsese per cercare di smuovere l’opinione pubblica e qualche finanziatore per consentire all’autore di origini piemontesi di tornare a girare. La risposta del regista di Toro scatenato non è mai arrivata, ma Rai Cinema, Kimerafilm, Taodue e LeoneFilmGroup sono antrate nel progetto e ne hanno reso possibile la realizzazione.

Ambientato a metà degli anni Novanta nella stessa Ostia di Amore tossico, Non essere cattivo è la storia di Cesare (Luca Marinelli –  La solitudine dei numeri primi) e Vittorio (Alessandro BorghiRoma criminale), due ragazzi poco più che ventenni legati da una forte amicizia. Il loro è un rapporto che resiste anche quando i loro destini si separano, con Vittorio che cerca di salvarsi attraverso il lavoro e l’amore di una brava ragazza e Cesare che affonda nell’inferno della droga e dello spaccio.
C’è Pasolini, ça va sans dire nume tutelare di Caligari sin dai tempi del suo esordio, ma c’è anche tanto polar francese in Non essere cattivo che racconta i “bravi ragazzi” di casa nostra e si connota come un testamento tanto rabbioso quanto onesto, eredità lucida e coerente di un autore da sempre cantore di storie scomode e poco inclini ai compromessi, che ha costantemente vissuto, volente o nolente, ai margini del sistema cinematografico, tra i torti subiti e i mancati riconoscimenti.

Idealmente e formalmente diviso in due parti ben distinte, una prima frenetica e scatenata che va a mille come i due protagonisti e l’altra più riflessiva e concreta, Non essere cattivo è un’opera netta e tagliente che ha un grande pregio, quello di non voler piacere ad ogni costo. Ultimo baluardo di un cinema commercialmente poco veicolabile che i produttori hanno sempre rimandato indietro al suo autore-mittente e sicuramente imperfetto dal punto di vista formale, trova in Marinelli e in Borghi degli interpreti perfetti per raccontare quel mondo chiuso e piccolo da cui i personaggi che interpretano non riescono e forse non vogliono uscire. In una borgata sospesa tra il mare grigio e i palazzoni che ci si affacciano, Caligari sembra volerci suggerire che la ricerca di riscatto passa attraverso due sole vie, quella pulita e quella sporca. Ma il risultato finale non è detto che cambi.

Voto 7

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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