The Wolfpack

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Assurda, ai limiti del possibile e invece dannatamente vera. E’ la storia dei sei fratelli Angulo che hanno trascorso buona parte della loro vita rinchiusi in un appartamento del Lower East Side di Manhattan, lontani dalla società civile. Soprannominati The Wolfpack (letteralmente branco di lupi), si sono formati studiando a casa, insieme alla madre, senza instaurare alcun rapporto con persone che fossero al di fuori della famiglia. Tutto ciò che conoscono del mondo esterno proviene dai film che guardano in maniera ossessiva e che rimettono in scena meticolosamente, utilizzando elaborate attrezzature sceniche e costumi fatti in casa con scetole di cereali e tappetini da yoga. Per anni questo passatempo è stato per loro uno sfogo creativo e un modo per combattere la solitudine: ma dopo la fuga di uno dei fratelli (indossando la maschera di Michael Myers per proteggersi dal mondo esterno), le dinamiche familiari iniziano a cambiate, e ben presto anche gli altri seguiranno l’esempio del primogenito.



La regista esordiente Crystal Moselle ha avuto accesso al folle mondo degli Angulo e al loro archivio di filmati familiari, grazie ai quali ha potuto realizzare un documento originale quasi come la storia che si propone di raccontare. E ha scelto, coraggiosamente, un punto di vista ben preciso che non si focalizza tanto sui disagi e sui soprusi subiti da questo curioso branco di ragazzini, quanto sulla felicità e sull’appagamento che ognuno di loro prova quando inizia ad uscire di casa. Allora tutto diventa un’avventura, persino entrare in farmacia o dal droghiere. Ma The Wolfpack, che per certi versi è il corrispettivo decisamente più reale e meno patinato del Giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola, oltre a raccontare il mondo bizzarro dei fratelli, si fa portatore un messaggio di rifugio, di salvezza e di speranza che passa attraverso il cinema. Quello stesso cinema che ha fatto da genitore ai sei fratelli, aiutandoli a sviluppare fantasia e creatività da vendere e che li ha preparati, magari non nel modo più ortodosso, ad affrontare la vita vera sicuramente più di quanto abbiano fatto il loro fobico padre e la loro sottomessa madre, nella realtà.

Voto 7

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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