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— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
Arriverà nelle sale il prossimo 21 gennaio distribuito da Universal Steve Jobs, controverso biopic sul visionario fondatore della Apple, ma ieri sera il regista del film, Danny Boyle, era a Roma per presentare la sua ultima fatica alla stampa italiana. Basato su una sceneggiatura del Premio Oscar Aaron Sorkin (l’autore di Moneyball e The Social Network) tratta dalla biografia di Walter Isaacson che ha venduto milioni di copie, vede protagonista un sorprendente Michael Fassbender che interpreta Jobs, seguito nei momenti che precedono il lancio di tre prodotti rivoluzionari, il Macintosh, il Next e l’iMac. Il film di Boyle punta l’accento sul carattere dispotico e arrogante di Steve Jobs, ma anche sulla sua umanità: viene infatti raccontata l’evoluzione del suo rapporto con la figlia Lisa, che inizialmente non voleva riconoscere e che poi diventerà una figura molto importante nella sua vita. Accanto a Fassbender, una straordinaria Kate Winslet nella parte di Joanna Hoffman, suo braccio destro, Seth Rogen in quella di Steve Wozniak, co-fondatore della Apple e Jeff Daniels nei panni di John Sculley, amministratore delegato della Apple dal 1983 al 1993 e presidente della Pepsi Cola.
Steve Jobs è un biopic decisamente sui generis.
“Sì, lo è. Lo script di Sorkin è bellissimo e sono stato entusiasta quando mi hanno proposto il progetto perchè avevo adorato The Social Network. Con Aaron abbiamo scelto tre momenti chiave della vita di Jobs. Il 1984, con il lancio del Mac che è stato un evento rivoluzionario e ha sancito la fine del monopolio Ibm. Il 1988 con la presentazione del Nexus, interessante soprattutto per mostrare il lato affabulatore di Jobs, la sua capacità di rinascere e di rimettersi in carreggiata anche dopo un grave insuccesso. E per finire Il 1998, anno che segna il ritorno di Jobs all’Apple e il lancio dell’iMac, il primo computer concepito come oggetto di design. E’ un modo del tutto nuovo per affrontare il genere biopic e abbiamo adottato tre formati differenti, il 16mm, il 35mm e il digitale proprio per sottolineare l’importanza di ciascuno di questi tre periodi”.
Che immagine si è fatto di Steve Jobs mentre lavorava al film?
“Credo che dal film sia evidente che Steve Jobs non è affatto il mio eroe, ma ha indubbiamente cambiato il nostro mondo. In molti lo hanno criticato, accusandolo di non avere alcuna preparazione specifica, infatti non era un tecnico, né un programmatore, ma aveva questo modo di vedere il futuro e di manipolarlo a proprio piacimento che era davvero una dote rara e speciale. La cosa che mi ha affascinato di più mano mano che entravo in questa storia è stato mettere in luce il dolore di Steve Jobs. Nell’84 ha già più di 400 milioni di dollari e non riesce a superare di essere stato abbandonato dai genitori biologici, un dolore che lo ha formato e che si porterà dentro tutta la vita. Per questo era diventato un maniaco del controllo e sempre per questo era fondamentale per lui creare prodotti end-to-end.
Il suo film ha incontrato non poche difficoltà, soprattutto dalla vedova di Jobs che ha cercato di ostacolarne la realizzazione in ogni modo.
“Esatto, la vedova di Steve non lo voleva, è stata molto ostile al progetto e ha chiamato tutti gli attori con cui volevo lavorare per dissuaderli. Ok, bisogna rispettare il dolore delle persone ma io ho deciso lo stesso di fare il film. Come dicevo prima, Jobs non è una persona che voglio esaltare, io ero semplicemente interessato alla sua storia. Continuo a credere che non sarebbe stato giusto fermarsi per questo, perché Jobs ha cambiato per sempre le nostre vite e credo sia giusto raccontare la sua storia, tra l’altro ispirata ad un libro voluto da lui stesso, una biografia autorizzata e decisamente obiettiva.
E con Steve Wozniak, come sono andate le cose?
In modo del tutto diverso, e menomale! Wozniak ci ha aiutato molto durante le riprese, è una persona stupenda. Si è creato un bel rapporto con Seth Rogen, che lo interpreta nel film. Woz ha vissuto spesso all’ombra di Jobs e del suo genio totalizzante, mentre lui è il suo esatto contrario, una persona estremamente tranquilla che ci ha aiutato molto nella realizzazione del film. Io mi sento molto più vicino al suo pensiero e alla sua filosofia di vita, Woz è la persona migliore del mondo”.
Mr. Boyle, ora non le rimane che dirigere un film di James Bond. Accetterebbe?
Beh, avendo già diretto Daniel Craig in veste di 007 per la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Londra, capisco che si possa pensare a me, ma non potrei mai fare il regista di un film su James Bond. Sono un fan della serie e li vado a vedere, ma non posso dirigere film dove non è possibile contraddire in alcun modo la natura di base del personaggio centrale”.
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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