Regression

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C’era una discreta attesa per questo thriller che avrebbe potuto segnare il ritorno di Alejandro Amenábar agli ambiti che lo hanno reso un autore di successo (Apri gli occhi, The Others), dopo un’interessante parentesi storica dedicata alla figura anticonvenzionale di Ipazia d’Alessandria (Agora). Il condizionale è d’obbligo perché invece Regression si è rivelato uno dei film più deludenti dell’anno. Di quei giochi mentali e di quelle illusioni ossessive che negli anni Novanta avevano contribuito a definire lo stile del regista di origine cilena rimane poco o nulla, a parte le intenzioni. Anche qui c’è un protagonista (in cui lo spettatore si identifica) che vede la realtà come non è e anche qui c’è un coup de théâtre finale che però non è poi così sconvolgente.



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Torna indietro di vent’anni Amenábar, al 1990 e all’avvento del satanismo in grado di generare una vera e propria psicosi collettiva, con numerosi casi di cronaca di cui furono teatro alcune zone dell’America rurale. La storia che ha scritto e diretto, basata su fatti realmente accaduti, racconta del detective Bruce Kenner (Ethan Hawke), chiamato a investigare sul caso di John Gray, accusato di aver abusato della figlia Angela (Emma Watson). L’uomo si dichiara colpevole, pur non avendo alcuna memoria dell’accaduto. Per venire a capo dell’intricato caso, Kenner si fa aiutare da uno psichiatra (David Thewlis). Sullo sfondo, all’interno della piccola comunità di uno sperduto paesino del Minnesota, emergeranno ben presto storie controverse riconducibili alla pratica di spietati riti satanici.

Ancora illusioni e una realtà che è l’opposto di come appare, ma senza quel coinvolgimento e quell’emotività che rappresentavano il punto di forza di pellicole come Tesis o The Others. La falsa pista di Regression si rivela essere un escamotage tutt’altro che originale, al servizio di uno script inconsistente e di una vicenda assemblata in modo superficiale. A salvare parzialmente il film, non rimane che Ethan Hawke nel ruolo principale che, nonostante le brutture da smussare, riesce comunque a fornire una certa credibiltà al suo detective Kenner, anche quando le tessere di questo thriller-mosaico faticano a incastrarsi. Velo pietoso sulla performance di Emma Watson, da cui ormai era lecito aspettarsi qualcosa in più.

Voto 4

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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