MIA Market 2019: la quinta edizione sarà dal 16 al 20 ottobre
— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
CAROLINA TOCCI
5) Nessuno si salva da solo di Sergio Castellitto
Una cena tra ex in cui riaffiorano ricordi di una storia d’amore in un lungo alternarsi di flashback. Gli ex in questione sono un Riccardo Scamarcio (che se la cava) e una Jasmine Trinca in preda a svariate crisi di nervi. Una stanca vicenda che sembra sia stata riadattata più e più volte, che non ha nulla di nuovo e che odora di stantìo sin dalla prima inquadratura.
4) Le leggi del desiderio di Silvio Muccino
Muccino Junior che fa il coach motivazionale fa già abbastanza ridere senza aggiungere altri elementi. E il disagio che si prova a vederlo mentre cerca di dar vita a un copione che ha anche scritto ritagliando per sé una parte che non convince neanche un po’, non ti abbandona per tutta la durata del film.
3) Si accettano miracoli di Alessandro Siani
C’è ancora chi sostiene che Siani sia il nuovo Troisi. E invece Siani non è nemmeno l’unghia del mignolo sinistro di Massimo Troisi e in Si accettano miracoli questa diseguaglianza risulta ancora più evidente. La pretenziosità di alcune battute veicola perfettamente un concetto ben preciso: l’inutilità di un tipo di comicità che emula senza creare nulla.
2) Tomorrowland – Il mondo di domani di Brad Bird
Come buttare dalla finestra 190 milioni di dollari. Una gran quantità di fuffa (compreso un George Clooney mai così poco incisivo) e di effetti speciali da capogiro al servizio di una storia inesistente. E la sceneggiatura di Damon Lindelof porta avanti tutti quegli elementi che, dopo Lost, abbiamo imparato a guardare con sospetto quando fuoriescono dalla sua penna.
1) Ritorno alla vita di Wim Wenders
La pellicola che segna il ritorno al cinema di finzione del cineasta tedesco, dopo anni dedicati al documentario, è un gigantesco errore di percorso. Una storia che non decolla mai mentre tu sei lì, a guardare James Franco in uno stato di catatonia perenne e a chiederti “Ma avrò spento il gas prima di uscire?”.
FABIO GIUSTI
5) American Sniper di Clint Eastwood
Purtroppo il 2015 si è aperto, cinematograficamente parlando, col Clint che mai avremmo voluto vedere. Retorico, patriottico nel più tronfio dei modi possibili e talmente telefonato da assomigliare alla puntata pilota di una serie TV anni 90. Un colpo al cuore.
4) Humandroid di Neill Blomkamp
Dopo l’ottimo District 9 e il comunque piacevole Elysium, Blomkamp torna a parlare della brutalità umana contro qualsiasi forma di diversità ma, questa volta, ha l’infelice idea di annacquare il messaggio in una favoletta semplice semplice che, a tratti, ricorda pericolosamente Corto circuito, il film di John Badham dell’86.
3) The Gunman di Pierre Morel
A 55 anni suonati Sean Penn decide inspiegabilmente di giocarsi buona parte della credibilità costruita in carriera pompando oltremisura i muscoli e lanciandosi – neanche fosse uno Steven Seagal qualsiasi – in uno dei revenge movie più brutti e cafoni mai visti.
Roba che I mercenari, al confronto, sembra Bergman.
2) Third Person di Paul Haggis
C’era una volta uno sceneggiatore di nome Paul Haggis.
1) Ritorno alla vita di Wim Wenders
Un film in cui l’unica cosa centrata sembra essere il titolo italiano, che descrive alla perfezione lo stato d’animo provato dallo spettatore una volta abbandonata la sala.
ANDREA BOSCO
5) Il biopic “da Oscar” (The Imitation Game, La teoria del tutto, Selma)
Edulcorato, ricattatorio e fasullo: soverchiato dall’intento encomiastico e dal fine celebrativo, il genere biografico-divulgativo su misura per l’Academy si traduce in una vetrina di pedanti, didascaliche oleografie dal valore artistico pressoché nullo.
4) Julianne Moore (Still Alice e Freeheld)
L’anno della tardiva consacrazione mainstream di una delle più raffinate interpreti della sua generazione è anche quello della sua triste débacle: due grossolani, sguaiati lacrima-movie accomunati da un tono insopportabilmente enfatico e da un esasperante senso di peloso pietismo.
3) Tutto può accadere a Broadway di Peter Bogdanovich
La poetica della nostalgia del redivivo Bogdanovich tocca il fondo con una indigeribile, penosa pochade sulla falsariga di Ma papà ti manda sola?, una scombiccherata, cadaverica farsaccia che, più che Lubitsch, evoca i fantasmi del Bagaglino.
2) Angelina Jolie dietro la macchina da presa (Unbroken e By the Sea)
Mandato in malora quel poco che restava della sua strombazzata carriera attoriale, la figlia di Jon Voight si reinventa regista, dopo un invisibile esordio, con due pretenziosi, irricevibili atti di narcisismo, fallimentari tanto – il primo – nel campo del kolossal quanto – il secondo – nelle proprie velleità para-autoriali.
1) Il padre di Fatih Akin
L’immagine sconfortante di un cinema cinico, sciacallo e declamatorio che sguazza nella bassa macelleria e nella pornografia con l’alibi dell’esigenza storica: un triviale monumento all’ipocrisia dello spettacolo mascherato da epopea popolare che svela definitivamente il bluff di uno dei più sopravvalutati cineasti europei.
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
L’attore protagonista dello spot che prende in giro i film sulla mafia italoamericana.
Il film di Woody Allen abbandonato da Amazon, arriverà in Italia in autunno distribuito dalla Lucky Red.
La storia di un’improbabile amicizia sullo sfondo dell’America razzista dei primi anni Sessanta diretta da Peter Farrelly è una splendida sorpresa.
David Gordon Green si riaggancia direttamente al cult di John Carpenter del 1978 e punta tutto su Jamie Lee Curtis.
Il regista autore di The Elephant Man, Mullholland Drive e Twin Peaks si racconta.
La storica rivalità tra i due tennisti, interpretati da Sverrin Gudnason e Shia LaBeouf, nella pellicola di Janus Metz Pedersen.
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L’attore protagonista dello spot che prende in giro i film sulla mafia italoamericana.
Angelo (Il cielo sopra Berlino) e demone (Hitler ne La caduta). Ci lascia un attore immenso, versatile, sensibile.
L’attore, 63 anni, era ricoverato al Policlinico di Napoli da due settimane.
Il capitolo conclusivo della trilogia di M. Night Shyamalan è il film di supereroi che non ci si aspetta.
Nelle sale la commedia criminale di Massimiliano Bruno. Un tuffo nell’Italia dell’82 tra i mondiali di calcio e la banda della Magliana.
Ecco come funziona la nuova sezione per prenotare e acquistare i biglietti del cinema attraversoil social media.
In gara per la Palma d’oro, tra gli altri, Terrence Malick, Pedro Almodóvar, i Dardenne, Marco Bellocchio e Xavier Dolan.
La rilettura del romanzo di Beppe Fenoglio ad opera dei fratelli Taviani, interpretata da Luca Marinelli sbarca alla Festa di Roma. La recensione.
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