Giovedì 21 gennaio si è tenuta un’assemblea straordinaria durante la quale l’Academy, l’organizzazione americana che assegna i premi Oscar, ha approvato una serie di riforme sulla propria composizione. Il consiglio direttivo dell’Academy – che è composta da persone provenienti da tutto il mondo del cinema, ma che nelle ultime settimane è stata accusata di essere composta quasi solo da uomini bianchi – ha detto che intende «raddoppiare il numero di donne e di membri di minoranze» entro il 2020.
I cambiamenti repentini sono dovuti alle polemiche venute a galla nelle ultime settimane per cui l’Academy era stata accusata di razzismo dato che su 20 attori e attrici nominati per gli Oscar quest’anno, nessuno è nero. Spike Lee il regista noto per essere anche un attivista per i diritti civili, ha annunciato su Facebook che non avrebbe partecipato alla cerimonia degli Oscar per via dell’assenza di nomination ad attori neri. La decisione di Lee è stata seguita anche da Will Smith e da sua moglie Jada Pinkett, a cui si sono aggiunti anche Michael Moore, da David Oyelowo e Mark Ruffalo, candidato come Non Protagonista per Spotlight (ma poi ci ha ripensato e ci sarà).
Ma l’affair che sta coinvolgendo l’Academy sembra non essere facilmente risolvibile, dato che c’è anche chi ritiene che favorire gli attori afroamericani, o gli appartenenti a qualsiasi altra minoranza, sia una anch’essa una forma di discriminazione razziale. Ne è convinto Michael Caine che ha detto che non si può consegnare l’Oscar ad un attore solo perché è nero, mentre Charlotte Rampling, candidata fra le migliori attrici protagoniste per il suo ruolo in 45 anni ha, prima, affermato lo stesso principio: “Boicottare gli Oscar quest’anno è una sorta di razzismo al contrario, contro i bianchi“, per ritrattare subito dopo: “Sono stata fraintesa, quello che volevo dire è che in un mondo ideale ogni individuo dovrebbe avere uguali opportunità“.
Al momento l’Academy è composta da 5.783 membri, il 94% dei quali, bianchi. Le donne sono invece 17. Dopo la riforma l’Academy sarà composta «al 48 per cento da donne e almeno dal 14 per cento di membri di minoranze, come passo iniziale».
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