Quentin Tarantino a Roma per The Hateful Eight

Di Carolina Tocci
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La sala conferenze dell’hotel Hassler, a Trinità dei Monti, è strapiena di giornalisti mentre numerosi fan assiepati fuori dalla struttura sono in attesa di rubare anche solo uno scatto o un autografo a Quentin Tarantino, nella capitale insieme ai due attori Michael Madsen, Kurt Russell e al Maestro Ennio Morricone, autore delle musiche, per presentare la sua ultima fatica, The Hateful Eight.

Il film, distribuito dal 4 febbraio in oltre 600 sale e visibile per tutto il mese anche nel teatro 5 di Cinecittà nella versione in 70mm, racconta una storia che inizia dopo la Guerra di secessione americana. Una diligenza passa veloce nei freddi paesaggi del Wyoming. I passeggeri – il cacciatore di taglie John Ruth (Russel) e la sua “taglia” Daisy Domergue (Leigh) sono diretti a Red Rock, il paese in cui Ruth – conosciuto come “Il Boia” – deve consegnare Domergue alla giustizia. Lungo la strada i due incontrano due stranieri: il maggiore Marquis Warren (Jackson) e Chris Mannix (Goggins). Warren è un ex soldato unionista diventato cacciatore di taglie dopo la fine della guerra, Mannix è un fuorilegge arrivato dagli stati del sud che dice di essere il nuovo sceriffo della città. Una bufera di neve costringerà la carovana a una sosta lungo la strada, nell’emporio di Minnie e di Sweet Dave dove accadrà di tutto e di più.



 
Tarantino è di una disponibilità rara, risponde con ironia alle domande che gli vengono poste e ha gli occhi che gli brillano quando parla di cinema.

 

Michael Madsen

Michael Madsen

Nei suoi film c’è sempre almeno un personaggio che finge di essere qualcun altro per salvarsi la vita. Si è mai chiesto il perché?
Quentin Tarantino.: “E’ vero, accade molto spesso nei miei film, anzi è sempre cresciuto di film in film. Forse con l’unica eccezione di Pulp Fiction. Mi piace l’idea che la differenza tra la vita e la morte sia spesso delegata alla performance del momento: pensate a Bastardi senza gloria. Il personaggio di Shoshanna è un’ottima attrice perché deve esserlo per forza, per tentare di salvarsi e portare a termine il suo piano. Ma anche Landa è un ottimo attore che sa benissimo ciò che vuole. Aldo Raine invece è un pessimo attore, eppure a fine film è l’unico che si salva. Però, se mi chiedete perché continui a farlo, non lo so. Ma mi piace“.

 

Kurt_Russell

Kurt Russell

Lei ha girato The Hateful Eight in un meraviglioso 70mm, volevo chiederle se metaforicamente la battaglia tra pellicola e digitale può essere paragonata a quella tra indiani e cowboy?
Quentin Tarantino: “In un certo senso sì, ma spero che la pellicola sopravviva più degli indiani”.

Difficile non fare paragoni con La Cosa, visto che alcuni brani contenuti in The Hateful Eight sono stati composti da Morricone proprio per la pellicola diretta da Carpenter nel 1982, e che poi non sono stati uilizzati.

Un alterato Ennio Morricone risponde sostenendo che: “Non ci sono similitudini evidenti tra i brani che ho scritto per Quentin oggi e quelli per Carpenter nel 1982. Sono stato molto attento a scrivere la musica giusta per questo film e devo dire che sia Carpenter all’epoca che Tarantino oggi mi hanno lasciato totale libertà nella scrittura”.

Ci pensa Tarantino a completare e ad approfondire la risposta: “Mah, se c’è una similitudine tra i due film non andrei a cercarla nella musica, ma in elementi narrativi come la tempesta di neve, il luogo isolato dove un gruppo di persone sono costrette a rimanere senza potersi fidare l’una dell’altra. Insomma la paranoia che si crea, quello sì, è un aspetto comune alle due pellicole. Anche se The Hateful Eight è forse il mio film più vicino a Le Iene, lavoro che più degli altri aveva un debito enorme con La Cosa di John Carpenter. Sotto certi aspetti The Hateful Eight è un La Cosa in salsa western”.

Kurt Russell: “Che dire? Nella mia carriera ho fatto due film musicati dal maestro Morricone, due film sceneggiati e diretti da Quentin Tarantino e cinque film diretti da John Carpenter. Sono un ragazzo molto, molto fortunato! Quello che mi è sempre piaciuto dei film di Quentin è la tela che riesce a tessere intorno ai personaggi che scrive. In questo caso il punto più interessante è questa città dove la legge dà a tutti la possibilità di avere un regolare processo, anche agli assassini più spietati. Il personaggio che interpreto è un cacciatore di taglie, ma è anche un idealista perché non uccide mai i banditi che cattura, preferendo portarli vivi davanti a un giudice.

 

Quentin Tarantino

Quentin Tarantino

Come si pone riguardo alla polemica sulle mancate candidature di attori o registi di colore agli Oscar 2016 e in particolare alla mancata nomination per Samuel L. Jackson?
Mi dispiace molto che Sam Jackson non abbia avuto la candidatura a Miglior Attore. Perché secondo me la meritava. Ma per quanto riguarda il boicottaggio, beh… Io non sono stato candidato, ma se lo fossi stato, sarei andato!”.

Come è accduto per gli altri suoi film, anche qui parte da un genere per poi lasciarsi contaminare da molti altri.
E’ vero. Diciamo che parto spesso da un genere preciso, che questa volta è il western. Poi però mi dirigo verso altri mondi e questo nasce essenzialmente dal mio profondo amore per il cinema. Tendo a voler condensare più generi all’interno dello stesso film perché da spettatore mi piace vedere un film che possa darmi diverse prospettive, e credo di avere anche un talento naturale che mi consente di farlo. Quando ho iniziato a lavorare a The Hateful Eight volevo realizzare un western che avesse le sfumature dei gialli di Agatha Christie, poi ci ho messo dentro mille altre cose, tra cui l’horror, e la cosa mi è piaciuta non poco. Non credo che questo aspetto del mio modo di fare cinema rappresenti un problema, anzi. Significha anche fare un bel regalo al pubblico che con un solo biglietto paga per vedere tanti film.

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Quentin Tarantino

The Hateful Eight è un film in cui i riferimenti alla storia e alla politica hanno un ruolo fondamentale.

Quentin Tarantino: In realtà non era una cosa voluta, mi ci sono ritrovato. Quando ho iniziato a scrivere questa storia (una carrozza persa in una paesaggio innevato, ecc…) non mi era minimamente venuto in mente il lato politico della faccenda. Solo dopo, quando i personaggi hanno preso parola, quando li ho fatti interagire, mi son reso conto che i riferimenti all’oggi e all’attuale situazione politica tra democratici e conservatori non erano affatto pochi”.

Michael Madsen: “Certamente rispetto ai tempi de Le Iene o Kill Bill i film di Quentin tendono di più ad aver riferimenti alla storia o al presente, sono più connessi alla realtà. Ma è sempre lo spettatore alla fine che decide cosa prendere e cosa no. Io per esempio ho sempre pensato che i film di Quentin ci dicano che le soluzioni ai problemi sono molto più semplici di come noi tutti pensiamo”.

Ci sono notevoli similitudini anche con Wild Rovers (Uomini selvaggi, di Blake Edwards, 1971).
Quentin Tarantino: Non ho amato molto Wild Rovers, anche se la scena del poker mi è piaciuta molto, perché potrebbe tranquillamente stare in uno dei miei film. Una partita a poker che si trasforma in un a sorta di conflitto quasi mortale. E ho sentito dire che anche a Blake Edwards piaceva molto quella scena, che era una delle sue preferite”… “La tempesta di neve e il freddo si fanno sempre più minacciose nel film. La tempesta è il mostro che obbliga i personaggi a interagire e loro sono pedine in mano alla tempesta che sono costretti a interpretare un personaggio. Mettendo in campo queste premesse mi potevo permettere di dare tutto il tempo alla suspence per crescere. E qui entra in gioco il 70 mm, che ti consente poi di avere più azioni in un’unica scena, perché è un formato così largo da poter inquadrare più personaggi che interagiscono. Lo spettatore guarda un personaggio ma può spaziare su un’altro e sulle sue azioni, siamo sempre nel film, questo accresce di molto la suspence e l’attesa. Perché lo spettatore da un certo punto in poi della storia, sa benissimo che qualcosa accadrà, anche se non sa bene quando, ma quando succederà scatenerà l’inferno”.

 

 

 

 

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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