Vincent Cassel a Roma per Un momento di follia

Di Fabio Giusti
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Jean-François Richet e Vincent Cassel – di nuovo insieme a sette anni dal dittico Nemico Pubblico N.1 – sono a Roma per accompagnare l’imminente uscita nei cinema italiani, il prossimo 24 marzo, di Un momento di follia, remake di Un moment d’égarement, film del 1977 di Claude Berri.
Nella pellicola Cassel interpreta il padre di una diciottenne, sedotto dalla figlia diciassettenne del suo migliore amico, interpretato da François Cluzet.
L’attore parigino è in una breve pausa dalle (a suo dire interminabili) riprese dell’ultimo capitolo della saga di Jason Bourne e, in un italiano perfetto, parte dal tema centrale di Un momento di follia per parlare di falsi moralismi, relazioni e paternità.

Un momento di follia, pur condividendo la trama del film di Claude Berri, se ne discosta nella sostanza. Che significato ha, oggi, una storia del genere?



Jean-François Richet: Sì, è corretto dire che la trama del mio film sia la stessa dell’originale di Berri, ma io ho sempre pensato che quel film, attraverso la storia, raccontasse molto bene un’epoca (gli anni 70) cosicché, raccontando la stessa storia oggi, speravo si potesse raccontare qualcosa dei nostri tempi e di come siano cambiati i rapporti negli ultimi quarant’anni.
Inoltre venivo da due film molto dark (i succitati Nemico pubblico N.1) e, nonostante la mia attitudine da autore mi spinga più verso storie di quel tipo, sentivo la voglia di confrontarmi con un genere più leggero.

Vincent Cassel: Il film originale era la storia di un amore impossibile, mentre questo si concentra di più sul tema di un’amicizia tradita. Questo perché non credo nella natura scandalosa di un rapporto tra un uomo maturo e una ragazza molto più giovane; è una cosa che succede spesso.
Anch’io che ne ho quasi cinquanta vengo spesso avvicinato da ragazze di diciotto anni, diciannove anni. E ancora di più dopo l’uscita di questo film in Francia.
E’ un problema di moralità indotta quello che porta molti – quasi sempre donne – a dire che “no, non si può”. In realtà si può, ve lo giuro. E non ci vedo nulla di strano.
Del resto ci sono ragazze di diciotto anni che sono già, in tutto e per tutto, delle donne.
Detto ciò, ho sempre pensato che il protagonista del film non dovesse innamorarsi di questa ragazza così immatura.
Il problema reale del mio personaggio è invece l’aver tradito l’amicizia di una vita.

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Lei invece come si comporterebbe rispetto alle avances di una figlia adolescente del suo migliore amico?

Vincent Cassel: Non la guarderei neanche. Almeno credo (sorride sornione) no, non ci voglio pensare.

Un momento di follia, oltre a parlare di un’amicizia tradita, è un film che cerca di riflettere su cosa voglia dire essere genitori oggi. In questo senso lei e Cluzet ricoprite i ruoli di due padri che sono agli estremi di uno spettro ideale, uno cerca di essere autoritario riuscendoci in maniera goffa mentre quello interpretato da lei è invece il classico padre amico che però si rivela del tutto inadatto a gestire una crisi. Lei a quale delle due tipologie di padre somiglia di più?

Vincent Cassel: Credo di essere piuttosto simile al mio personaggio, più aperto.
Oggi abbiamo la fortuna di essere dei papà “mamma” e questo è forse il lato più interessante del processo di “femminilizzazione” dell’uomo.
C’è una vicinanza con i bambini che i papà di una volta non  avevano.Ho sempre sperato che le mie figlie possano conoscermi meglio di quanto io ho conosciuto mio padre.
Questo è reso possibile dal fatto che oggi ci siano donne con le palle e uomini con delle regole.

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E quando invece sono le donne ad avere relazioni con uomini molto più giovani?

Vincent Cassel: Non vedo nulla di strano neanche in questo. L’unico problema semmai è di tipo fisiologico: un uomo di 50 anni può avere un figlio con una ragazza di diciotto, una donna ha molto meno tempo a disposizione.
E’ un discorso legato alla possibile pianificazione di un futuro e all’eventuale costruzione di una famiglia.
Io non sono affatto scandalizzato nel vedere un ragazzo insieme a una donna più matura.

Jean-François Richet: Io credo che la stessa storia che raccontiamo nel film potrebbe tranquillamente essere raccontata a parti invertite.
La trama d’altronde si presta a essere raccontata in tanti altri modi diversi.
La cosa che più mi piace del nostro film è però come, alla fine, il controllo maggiore della situazione venga esercitato proprio dalle ragazze.  Il rapporto tra cacciatore e preda risulta già, in questo modo, invertito.

Come è stata l’esperienza sul set con due ragazze così giovani, che hanno molta meno esperienza di voi e che tipo di consigli avete dato loro?

Vincent Cassel: L’unica responsabilità che sentivo verso di loro era di proteggerle.
Per il resto penso che una persona priva di esperienza, sullo schermo, possa essere molto più interessante di un attore con anni di film alle spalle.
Perché l’esperienza ti spoglia di qualsiasi ingenuità mentre, per essere un bravo attore, devi essere un po’ bambino e un po’ pazzo.
Ho enorme rispetto per i giovani attori proprio perché hanno questa cosa che io ho già perso da tempo.
Come consiglio ho sempre raccomandato loro di divertirsi e di non vivere la recitazione come un lavoro.
Lo scorso anno, ad esempio, ho girato un film che si chiama Partisan in cui ero l’unico attore professionista in mezzo a bambini e donne alla loro prima esperienza sul set.  Forse in termini tecnici è stato un po’ più faticoso, ma sono venute fuori delle cose straordinarie.

L’incontro con il regista e l’attore si chiude parlando degli impegni futuri.
Richet ha già ultimato le riprese dell’action-thriller Blood Father con Mel Gibson e William H. Macy mentre Cassel ha in uscita due film girati in Brasile (sua nuova patria elettiva) e in progetto un biopic su Paul Gauguin da girare ad Tahiti.
Congedandosi però i due annunciano una nuova, futura collaborazione per un film in costume, ambientato durante le guerre Napoleoniche.

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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