Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
E’ altamente improbabile che qualcuno abbia passato anche solo un giorno a strapparsi i capelli per l’assenza dal set del regista di Tre metri sopra il cielo, ma la matematica vuole che Luca Lucini non dirigesse un film dal 2010, anno di uscita de La donna della mia vita.
Ora, nonostante il prolungato silenzio – soprattutto se si considerano i ben sei film girati nei suoi primi sei anni di carriera – Nemiche per la pelle è ben lungi dal rappresentare uno scarto decisivo rispetto al resto della sua filmografia. Perché se è vero che il soggetto prova ad alzare un po’ (ma proprio poco poco) il tiro, il risultato è né più né meno la solita commediola italiana che spera di far ridere disseminando sulla sua strada buoni sentimenti misti a facili cliché come se non ci fosse un domani.
La storia è quella di Lucia (Margherita Buy) e Fabiola (Claudia Gerini), la prima psicologa di animali domestici affetta da tutte le manie e le idiosincrasie che ci si aspetterebbe di trovare in una donna interpretata dalla Buy e la seconda ricca, arrogante e in carriera a capo di un’importante agenzia immobiliare.
Il solo legame tra queste due donne così diverse è rappresentato da Paolo, ex marito di Lucia e attuale consorte di Fabiola. L’improvvisa scomparsa dell’uomo sembra segnare l’ultimo momento che saranno costrette a condividere, se non fosse che Paolo – che, con loro due, di figli non ne aveva mai voluti – lascia al suo amico e avvocato Stefano (Paolo Calabresi) una lettera in cui invita le due donne a prendersi cura congiuntamente di Paolo junior, un bambino nato da una relazione extraconiugale. Da questo evento nasce un prevedibile scontro tra le due donne che va da un iniziale e reciproco disinteresse nei confronti del bambino a un progressivo attaccamento che finisce per unirle, portandole a superare giocoforza i conflitti e le divergenze di una vita.
Tutto mediamente edificante e già visto, con l’aggiunta di un timido accenno – che, per quanto superficiale, immaginiamo Adinolfi gradirà comunque poco – alla questione che negli ultimi tempi sembra dividere maggiormente l’Italia e cioè se un bambino possa o meno essere cresciuto da due genitori dello stesso sesso.
Senza dimenticare un parterre maschile di rara pochezza, che sfila in rassegna tutti i più facili stereotipi negativi sull’uomo medio – che, nel migliore dei casi, è solo vile e menefreghista mentre nei peggiori ha addirittura una famiglia segreta in Cina – che mai si vorrebbero vedere in un film evidentemente destinato a un pubblico di donne.
A salvare però questo Nemiche per la pelle dal baratro dell’inutilità c’è l’interpretazione di una Claudia Gerini mai così matura, talmente misurata nel suo tratteggiare questa parvenu in bilico tra l’ignoranza un po’ fascia di certa Roma Nord e una tardiva dolcezza materna da sovrastare in più di una scena la performance dell’altra coprotagonista, Margherita Buy, che invece paga lo scotto di un ruolo troppo simile a mille altri già recitati in carriera.
E’ il confronto tra le antitetiche femminilità veicolate dalle due attrici l’unico motivo di interesse di un film che, su questo, sembra appoggiarsi integralmente, senza costruirgli attorno una cornice cinematografica (ma anche solo un minimo approfondimento psicologico non avrebbe guastato affatto) che gli dia il giusto risalto.
Per il resto calma piatta.
Voto 4,5
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