Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Questa recensione contiene al suo interno anche una sorta di epitaffio cinefilo.
Perché Nonno scatenato non è solo un film orrendo e volgare ma è addirittura uno dei più brutti che si siano visti in sala in questi primi mesi del 2016.
Distante anni luce dal trivio esilarante di Judd Apatow o Paul Feig, è senz’altro una commedia che non fa ridere, triste quindi al pari di un horror che non spaventi o di un porno che non ecciti.
Ma, fosse solo questo, potremmo anche lasciar correre.
Invece Nonno scatenato rappresenta il definitivo punto di non ritorno di un processo di involuzione artistica iniziato da Robert De Niro verso la fine degli anni novanta, immediatamente dopo Jackie Brown.
Fu allora che, a partire dall’orrido Flawless, l’attore iniziò a manifestare la chiara volontà di azzerare quanto fatto fino ad allora, quasi ripudiando una carriera composta da film quasi mai meno che ottimi, attraverso partecipazioni a una serie tristemente infinita di opere risibili, quando non del tutto inutili.
Basta dare un’occhiata su IMDb alla sua filmografia per imbattersi, ad esempio, in una folle versione live-action de Le avventure di Rocky e Bullwinkle, in un patetico remake di Stanno tutti bene o in un cinepanettone di Garry Marshall (Capodanno a New York) fino ad arrivare a quel Manuale d’amore 3 che, ad oggi, ha rappresentato il punto più basso mai raggiunto da un attore che, fino a vent’anni fa, solo a pronunciarne il nome tremavano i polsi.
E fortuna che, tra un obbrobrio e l’altro, il buon De Niro abbia incrociato sulla sua strada un regista come David O. Russell che almeno un paio di ruoli buoni (e una nomination all’Oscar) glieli ha regalati.
Con Nonno scatenato però cambia tutto.
Rispetto a questo film anche la partecipazione alla succitata pellicola di Veronesi – che mi piace immaginare dettata da logiche squisitamente alimentari – sembra acquistare un senso. Perché nell’opera di Dan Mazer non assistiamo solo alla definitiva scomparsa di un mito, ma allo sberleffo dello stesso.
Questo filmetto è il de profundis di Travis Bickle, il funerale di Jake La Motta, sostituiti qui da un vecchio etilista arrapato che sbava dietro a una studentessa in bikini e si masturba su un film porno.
Nulla può giustificare questo scempio, nemmeno le ragioni del portafoglio, soprattutto considerando come De Niro, da un punto di vista economico, debba navigare in acque tutt’altro che cattive.
Perché un attore – soprattutto uno dello status di Robert De Niro – ha nei confronti del proprio pubblico un’unica responsabilità: rispettare se stesso.
In quest’ottica un film come Nonno scatenato rappresenta un’imperdonabile mancanza di rispetto, resa ancora più oltraggiosa dal richiamo del titolo italiano al capolavoro di Scorsese.
Un po’ come un pittore che irrompe in un museo e distrugge il suo miglior dipinto.
Voto 2
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