Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
“La storia di un’ossessione“, con queste parole Al Pacino presentò nel 2011, alla Mostra del Cinema di Venezia Wilde Salomé pellicola da lui diretta e interpretata, un ibrido che mescola sapientemente cinema, teatro e documentario. Adattamento della più controversa opera di Oscar Wilde, la terza regia di Pacino è una storia di avidità e vendetta che, in modo inconvenzionale, racconta la leggenda del re Erode (Al Pacino) e del suo insano desiderio per la conturbante figliastra Salomé (Jessica Chastain), innamorata a sua volta di Iokanaan/Giovanni Battista (Kevin Anderson). Nel tentativo di voler andare oltre il testo scritto dall’autore irlandese e anche oltre la sua rappresentazione, Pacino prepara al contempo un film, un’opera teatrale e un documentario contenente i diversi passaggi che lo hanno portato all’elaborazione della sua personale Salomé.
Niente scenografie, nessun orpello in questo reportage sul lavoro d’attore che si avvicina molto a quello già realizzato da Pacino nel 1996, Riccardo III – Un uomo, un re. In Wilde Salomé però l’odore di sperimentazione che si respira è ancora più profondo e la messinscena spoglia, che tanto somiglia a un reading, ci riconsegna tutta la potenza e la drammaticità delle parole di Wilde. Ma non è tutto. Perché l’istrionico Al ci accompagna anche negli anfratti più dolorosi della vita del drammaturgo irlandese, recandosi nei luoghi in cui ha vissuto e, avvalendosi di contributi illustri come quelli del dublinese Bono Vox, di Gore Vidal, di Tom Stoppard e di Merlin Holland, nipote di Wilde, ne ricostruisce gli strazi.
Intuendo nell’unica opera scritta in francese dal brillante autore una profetizzazione neanche tanto velata del dramma che di lì a poco avrebbe travolto la sua vita (i processi per omosessualità e la condanna al carcere e ai lavori forzati che ne seguì), Pacino la trasforma in una perfetta parabola sul potere distruttivo della sessualità e, nello stesso tempo, in un commosso omaggio alla grandezza e al raffinato intelletto di un uomo troppo avanti per il suo tempo. Jessica Chastain è una splendida Salomé, ambigua e sensuale, Pacino un Erode immenso, meschino tetrarca assiso sul trono della dissolutezza che gioca con il testo di Wilde facendolo proprio e nevrotizzando la sua performance all’estremo.
Voto 7
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