Io prima di te

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Tra gli sceneggiatori cinematografici vige una teoria secondo la quale se una commedia non garantisce al pubblico una media di una risata ogni dieci secondi, evidentemente quella commedia non riesce nel suo scopo.
Ecco, lo script di Io prima di te sembra costruito tenendo molto bene a mente quella regola, solo sostituendo le lacrime alle risate.
Immaginate quindi una giovane Bridget Jones che si ritrovi ad abitare tra le pagine di un libro di Nicholas Sparks, con il tema della disabilità motoria a fungere da ostacolo insormontabile al coronamento della storia d’amore.
E, nel dubbio che tutto ciò possa non essere abbastanza, metteteci pure un richiamo alla “dolce morte” e siamo a posto.
La Bridget Jones in questione si chiama Louisa Clark (Emilia Clarke), ragazza di provincia – meglio conosciuta come Lou – che perde inaspettatamente il proprio lavoro da cameriera. Il bisogno di garantire comunque un’entrata alla propria famiglia la spinge quindi ad accettare un lavoro di sei mesi come badante di Will Traynor (Sam Claflin), ricco rampollo di una famiglia di banchieri rimasto paralizzato dal collo in giù in seguito a un tragico incidente.
Da quel giorno Will vive da recluso, addormentandosi ogni notte con la speranza di non risvegliarsi al mattino.
Ma la personalità frizzante e la natura semplice di Lou risultano difficili da ignorare anche per Will e, ben presto, entrambi diventano esattamente ciò di cui l’altro ha bisogno.



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Ora, se la valutazione di un film del genere si fondasse esclusivamente sul raggiungimento dello scopo preposto, non potremmo fare altro che parlare di Io prima di te come di un’opera perfettamente riuscita. Perché – così come si suppone che una buona commedia debba divertire o un horror anche solo decente spaventare – Io prima di te commuove e, quando dico che commuove, intendo proprio che si piange molto.
D’altro canto sarebbe ingiusto soffermarsi solo su questo, senza sottolineare la bontà di uno script (opera di Jojo Moynes, autrice anche del best seller da cui il film è tratto) che, almeno nella prima parte, miscela piuttosto abilmente romantic comedy e dramma.
Il personaggio di Lou è, di fatto, una declinazione moderna di Cenerentola senza alcun dramma familiare alle spalle e quello di Will un principe azzurro con una sedia a rotelle al posto del destriero e, per quanto archetipico possa apparire il canovaccio di riferimento, è altrettanto innegabile che funzioni. Sebbene infatti l’incontro/scontro fiabesco tra mondi opposti e apparentemente inconciliabili sappia (e molto) di già visto, c’è una delicatezza tutto sommato inedita nel modo in cui il consueto rapporto di potere basato sul ceto di appartenenza venga qui ribaltato in favore di elementi più squisitamente caratteriali.

Così come funziona il cast, con una Emilia Clarke adorabilmente goffa nei succinti abitini kitsch che il suo personaggio ama indossare e lontana anni luce dall’austerità della Daenerys Targaryen de Il trono di spade e un Sam Claflin (Hunger Games) che mostra un’inaspettata sensibilità nell’incarnare gli aspetti meno patetici e ricattatori della disabilità su grande schermo.
Poi, ovvio, che un film di questo tipo non sia per tutti e, una volta entrati nella fase più dichiaratamente tragica del racconto, le cose non possano di certo migliorare.
Io prima di te rappresenta infatti in primis un’operazione commerciale con un target ben definito – per lo più femminile – al di fuori del quale è assai difficile riesca a fare proseliti.
Forse un po’ furbo nella giustapposizione chirurgica di sorriso e pianto e anche eccessivamente lungo in una parte centrale in cui si evincono le difficoltà dell’autrice a lavorare di cesello sul testo, questo è il classico film che piacerà a chi deve piacere.
Con buona pace di chi gli preferirebbe Jason Bourne ma sarà comunque costretto a vederlo con una fidanzata in vena di romanticismo.

Voto 6

 

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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