Tramps

Di Fabio Giusti
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Scheda
(Id., USA 2016)
Diretto da: Adam Leon
Con: Callum Turner, Grace Van Patten, Michael Vondel, Mike Birbiglia
Durata: 1 ora e 22 minuti

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Tramps, opera seconda di Adam Leon, è la cronistoria ultra-indie di due mondi all’apparenza antitetici che, come spesso accade, il caso porta a scontrarsi. La storia minima di un incontro che ha le stesse probabilità di non lasciare alcuna traccia così come di cambiare due vite.
La storia di Danny (Callum Turner) è un giovane aspirante cuoco di origini polacche che vive nel Queens con sua madre e il fratello maggiore.
Proprio quest’ultimo un giorno gli chiede di portare a termine un lavoretto al suo posto.
Sembra tutto molto semplice: deve solo prendere una valigetta verde da un’automobile rossa, andare a un appuntamento e scambiare la valigetta con un’altra.
A bordo di quell’auto rossa c’è invece Ellie (Grace Van Patten) che ha appena perso il lavoro e cerca di sbarcare il lunario giocando il suo ruolo in quello strano scambio.
Succede però che Danny prenda la borsa sbagliata e si ritrovi a vagare insieme a Ellie per i sobborghi di New York nel tentativo di ritrovare la valigetta perduta.
Nel frattempo, dopo un’iniziale diffidenza, tra i due sembra nascere qualcosa.
È una piccola e strana romantic comedy quella raccontata da Adam Leon in Tramps, tutta incentrata su un MacGuffin (la valigetta) che, dopo aver dato il via a tutto, perde via via di centralità per lasciare spazio a un processo di reciproca fascinazione reso però privo sia di scene madri che di qualsiasi forma di enfasi.



La macchina da presa si limita infatti a stingere sui volti dei due giovani (e bravissimi) attori e a spiarne gli imbarazzi e i fraintendimenti, i battibecchi e i silenzi. In una parola, la chimica.
Il risultato è talmente fluido e armonico che a tratti quasi ci si dimentica che si tratta di fiction, un documentario su un ragazzo e una ragazza che si incontrano e, nel giro di una manciata di ore, finiscono con l’innamorarsi.
L’estetica è quella tipica del Do It Yourself di scuola Sundance, fotografia grezza e molta macchina a mano quindi.
E, inutile a dirsi, piena centralità ai dialoghi.
Quello che però si apprezza maggiormente è il senso di quieta dolcezza che pervade quasi ogni scena in cui i due protagonisti appaiono insieme, fino a un epilogo che ricorda incredibilmente quelli dei film di Woody Allen.
Ecco, se Tramps avesse dialoghi più brillanti potrebbe quasi sembrare un suo vecchio film.
Con un lui che dà un primo, timido bacio a lei e, di fronte a una rezione che tradisce un minimo di resistenza immediatamente chiede scusa. E lei gli risponde che non c’è affatto bisogno di scusarsi e che quello è comunque un inizio.
Nulla per cui gridare al miracolo insomma, ma il piacevole corrispettivo cinematografico di una boccata d’aria fresca.

Voto 6,5

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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