La verità negata

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Denial

Tra il 1941 ed il 1944 circa, sei milioni di ebrei furono uccisi, nell’attuazione di un programma di sterminio su larga scala che aveva come scopo l’eliminazione definitiva di un’intera razza. Quello che per la maggior parte delle persone è un fatto storico del tutto inconfutabile, per qualcuno è invece una menzogna o comunque non una verità innegabile, bensì qualcosa di liberamente interpretabile. David Irving autore di numerosi libri sull’argomento, da Hitler’s War (1977) a Goebbels: Mastermind of the Third Reich (1996), è uno di questi. Per lui l’Olocausto non è mai esistito e le camere a gas di Auschwitz erano adibite ad altro. Il non facile compito di smentirlo è toccato alla scrittrice e storica americana di origini ebree Deborah E. Lipstadt, citata in giudizio per diffamazione nei confronti di Irving. La legislazione britannica in materia di diffamazione, però, prevede che l’imputato sia presunto colpevole fino a che non ha modo di dimostrare la propria innocenza. La Lipstadt si è così trovata incriminata in un processo in cui in ballo c’era molto più di un giudizio di colpevolezza o di innocenza.



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Basato sul libro di Lipstadt History on Trial: My Day in Court with a Holocaust Denier nel quale l’autrice ha raccontato la battaglia legale contro Irving, Le verità negate è un legal-thriller di stampo classico con un cast di prim’ordine (una convincente Rachel Weisz nei panni della protagonista, un dimagrito e volutamente insopportabile Timothy Spall in quelli del negazionista David Irving e un superbo Tom Wilkinson in toga e parrucca che interpreta l’avvocato che tutti vorrebbero avere). Nonostante la vicenda sia ambientata alla fine degli anni Novanta, la pellicola di Mick Jackson punta un nuovo faro su come il tentativo di riscrivere la storia per un uso strumentale e politico sia tuttora una pratica di stretta attualità.
Pur non spiccando dal punto di vista registico, La verità negata può far leva invece su una sceneggiatura perfettamente calibrata ad opera di quel di David Hare (autore di film come The Hours e The Reader), che riesce a far rivivere nei dialoghi e soprattutto negli scontri verbali in tribunale, tutta la tensione e l’inquietudine che un processo del genere deve essersi inevitabilmente portato dietro.

Voto 7

 

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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