MIA Market 2019: la quinta edizione sarà dal 16 al 20 ottobre
— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
Scheda
(Id., Regno Unito 2016)
Diretto da: Benedict Andrews
Con: Rooney Mara, Ben Mendelsohn, Riz Ahmed
Durata: 1 ora e 34 minuti
Immaginate se, alla fine del capolavoro di Nabokov Lolita, fosse la piccola Dolores ad andare in cerca del maturo Professor Humbert anni dopo la fine del loro rapporto malato e non viceversa.
Il risultato potrebbe assomigliare a questo Una che, infatti, inizia proprio così. C’è una giovane donna (Rooney Mara) che arriva inaspettatamente sul posto di lavoro di un uomo più maturo di lei (Ben Mendelsohn). È in cerca di alcune risposte covate in silenzio per quindici anni. Segreti mai confessati e ricordi sepolti riaffiorano in superficie appena i due passano al setaccio le macerie del loro passato.
La visita minaccia di mandare in pezzi la vita dell’uomo e di far vacillare la sua stabilità nell’arco di una sola sera, mentre la donna sarà costretta a guardare nel profondo di una lacerante forma d’amore e chiedersi se c’è ancora la possibilità di una redenzione.
Tratto da una piéce teatrale di David Harrower del 2005, Una è un finto kammerspiel in perfetto equilibrio tra Polanski e Fassbinder; un’opera assai più complessa di quanto possa sembrare a un primo sguardo. Se quello che ci viene mostrato all’inizio è il ritratto di una giovane donna che porta bene in evidenza alcune ferite dell’anima impossibili da rimarginare, andando avanti ci si rende conto di come il film di Andrews non parli, o almeno non solo, di pedofilia limitandosi a stigmatizzarla come la peggiore delle devianze sessuali.
Il fulcro emozionale di Una è infatti più relativo al dopo che non al durante.
Che tipo di donna diventa una bambina violata? Possono, sia la vittima che il carnefice di quella violenza, riuscire davvero a voltare pagina e rifarsi una vita? Sono queste le domande da porsi e, sebbene la risposta a quest’ultima non possa che essere negativa – come lo stesso Polanski con La morte e la fanciulla insegna – l’autore dissemina tutta una serie di dubbi (ad esempio insinua la possibilità che l’uomo possa davvero aver amato la protagonista da bambina) che spiazzano lo spettatore esautorandolo in più di un’occasione del suo ruolo di giudice morale.
E, bontà dello script a parte, molto del merito della riuscita del film va ai protagonisti. In particolare Ben Mendelsohn, eccezionale interprete australiano che dopo anni spesi a recitare in parti da cattivo tout court, sta finalmente iniziando ad ottenere il successo che merita. L’attore è straordinario nel modulare un personaggio difficilmente identificabile come qualcosa di diverso da un mostro in maniera sottilmente ambigua, un mix di rimorso e paura con, in filigrana, lo spettro di un desiderio che forse non si è mai del tutto sopito.
Brava anche Rooney Mara – in un ruolo che a teatro è stato affidato ad attrici del calibro di Allison Pill e Michelle Williams – a lavorare di sottrazione fino ad asciugare la sua Una di tutto il dolore più manifesto per concentrarsi invece su una forma di ossessione amorosa sottopelle, tradita solo in parte dallo sguardo.
Con il suo continuo sdoppiare il punto di vista e la sua lentezza formale, Una è un film non facile ma riuscitissimo, anche in virtù della sensazione di inquietudine che lascia quel suo epilogo, così irrisolto e tutt’altro che chiuso.
Voto 7
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