Naples ’44

Di Fabio Giusti
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Scheda
(Id., Italia 2016)
Regia: Francesco Patierno
Con: Benedict Cumberbatch
Durata: 1 ora e 20 minuti

Naples44

Dopo quattro lungometraggi di finzione, con Naples ’44, Francesco Patierno tenta la strada della docu-fiction per dare una cornice visiva e una voce a un importante racconto di viaggio. Era infatti il primo settembre del 1943 quando il giovane ufficiale inglese Norman Lewis entrava con la Quinta Armata Americana in una Napoli distrutta e piegata dalla guerra. Ci sarebbe rimasto un anno.
Il magma sociale, pulsante e complesso, di una città che ogni giorno riusciva a inventarsi la vita dal nulla nei modi più incredibili lo colpì a tal punto da spingerlo a prendere nota di tutto su alcuni taccuini. Gli appunti che Lewis scrisse in quel periodo finirono poi per costituire Naples ’44.
Nel film Patierno immagina l’ufficiale inglese, divenuto nel frattempo un affermato scrittore, tornare a Napoli per un visionario amarcord fatto di continui flashback tra i luoghi del presente che Lewis ripercorre dopo tanto tempo e le storie del passato di cui questi luoghi sono stati protagonisti. Lo fa grazie all’immenso archivio Rai dal quale attinge sia per quanto riguarda le immagini di repertorio (alcune delle quali hanno davvero un valore storico eccezionale), che si intrecciano in modo fluido ad alcuni stralci di film con lo stesso argomento – uno dei più citati è, ad esempio, La pelle di Liliana Cavani – e ad altre, girate ad hoc da Patierno, del Lewis maturo che passeggia tra i luoghi dei suoi ricordi per scoprire come e cosa sono diventati.



La voce narrante invece – ed è un valore aggiunto assolutamente non da poco – è quella profonda di Benedict Cumberbatch che accompagna il flusso visivo raccontando in prima persona la storia vista dalla prospettiva di un giovane soldato inglese catapultato nel bel mezzo di un singolare scontro: quello tra due follie, una cattiva (la guerra) e l’altra buona (Napoli).
E così, tra signore in cappello piumato che mungono capre tra le macerie, statue di santi preposti da una folla in deliquio a fermare l’eruzione e professionisti in miseria che sopravvivono impersonando, ai funerali, il ruolo del ricco e aristocratico zio di Roma, negli ottanta minuti di cui è composto il film, assistiamo a una panoramica di situazioni e personaggi inediti che mostrano il dramma della guerra dal punto di vista di chi si è limitato a subirla, cercando di adattarsi come poteva o semplicemente aspettando giorni migliori.
La narrazione di Patierno è pulita e il lavoro di montaggio notevole. Del resto con materiale del genere era comunque difficile uscirsene con qualcosa di poco riuscito ma, nonostante le migliori intenzioni, Naples ’44 non riesce a valicare i confini del (seppure buono) linguaggio paratelevisivo. Non c’è, in buona sostanza, un solo momento in cui si respiri aria di cinema o in cui la forma eguagli, per interesse suscitato, la sostanza. Resta comunque la narrazione di un’Italia bella anche se a brandelli che – dopo mesi di occupazione, prima tedesca e poi americana – continuava comunque a resistere.

Voto 6

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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