Train to Busan

Di Carolina Tocci
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Scheda
(Bu-san-haeng, Corea del sud, 2016)
Diretto da: Yeon Sang-ho
Con: Gong Yoo, Kim Su-an, Jung Yu-mi, Ma Dong-seok
Durata: 1 ora e 58 minuti

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Se c’è un genere che non sembra conoscere crisi è quello degli zombie-movie. Dal 1968, anno in cui George Romero ha codificato definitivamente il genere con La notte dei morti viventi (anche se prima ci sono state perle quali White Zombie di Victor Halperin o I Walked with a Zombie di Jacques Tourneur, QUI trovate un approfondimento sul tema), a quasi cinquant’anni di distanza i non morti continuano ad accresecere il loro bacino di fan, grazie anche al successo di serie TV (The Walking Dead), di blockbuster (World War Z) e di pellicole come Train to Busan, presentato a Cannes nel maggio scorso e già divenuto un cult. L’esordio al cinema live action del giovane regista coreano Yeon Sang-ho (prima aveva diretto solo film di animazione, tra cui The King of Pigs, The Fake e un prequel, però animato, di Train to Busan, che risulta però ancora inedito: Seoul Station) si può dire riuscito, visto che ha ibridato con successo due formule ampiamente consolidate come il disaster movie a tema zombi con quello dei film ambientati in treno (da Cassandra Crossing al più recente Snowpiercer anche qui i predecessori illustri non mancano), con tutte le conseguenze del caso: la contaminazione e l’assedio raccontati e vissuti in spazi limitati e claustrofobici.



In un treno che va da Seoul a Busan, durante un’invasione zombi, uno dei morti viventi riesce ad entrare e a favorire il diffondersi dell’epidemia tra i passeggeri. Di vagone in vagone, chi riesce a sopravvivere è costretto a spostarsi per sfuggire all’orda famelica. Naturalmente veniamo invitati a seguire alcune singole vicende, dal papà che deve riconquistare la fiducia della sua bambina con la quale non trascorre tempo a sufficienza a due anziane sorelle, da una coppia in attesa di un figlio a un manager spietato.

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Se fosse durato un quarto d’ora in meno e avesse evitato i sentimentalismi di troppo, Train to Busan sarebbe stato un piccolo capolavoro nel suo genere. Gli zombi sudcoreani di Yeon Sang-ho sono velocissimi, si muovono a scatti e si ammassano sulla preda senza lasciarle scampo, ma sono anche sono un po’ stupidi (non sanno aprire le porte del treno) e, al buio, hanno qualche problema. Dal punto di vista narrativo, il film non si perde in chiacchiere e, dopo un gustoso incipit, inizia subito a picchiare duro, regalandoci nei primi 45 minuti un susseguirsi di morti violente, fughe di massa, assalti e quant’altro. Poi il ritmo inizia a farsi altalenante. Siamo nell’ambito del già visto, ma non per questo meno appassionante: alcune trovate sono da applauso, come i corpi che precipitano da altezze impensabili e che, quando atterrano, continuano a muoversi scattosamente, o le orde di non morti che collaborano tra loro salendo l’uno sull’altro pur di raggiungere nuove forme di vita di cui cibarsi. La regia è fluida e regala più di un guizzo.

Proprio come gli zombi che lo popolano, Train to Busan sfreccia via dritto che è un piacere, rallentato, come detto, solo da qualche intoppo introspettivo. Ma azione e suspense non mancano, così come il divertimento. Da vedere.

Voto 7

 

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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