Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Per la serie a volte ritornano, anche se controvoglia: John Wick, il miglior killler su piazza, quello che ha ucciso tre uomini con una matita e che si è ritirato per amore di una donna, è di nuovo in attività, suo malgrado. Chiusi i conti con la mafia russa che gli aveva ucciso il cane e rubato la macchina, è nel momento in cui decide di dare un calcio al passato che questo bussa alla sua porta. Quando va ad aprire, si ritrova Riccardo Scamarcio, Santino D’Antonio, pericoloso camorrista con cui ha contratto un debito anni prima, che è venuto per chiedere a John di saldarlo. Altrimenti non avrà più una vita. Costretto ad accettare, John si rimette in pista.
Se il primo John Wick ci aveva piacevolmente sorpresi per una trama ai limiti della semplicità che, in un film diretto dal re degli stuntman Chad Stahelski, risultava assolutamente perfetta nel suo essere minimale, in John Wick – Capitolo 2 la faccenda si fa più complessa. Ora che sappiamo che esiste una sorta di mondo parallelo con regole ben precise nel quale si muove e fa affari la malavita organizzata, che sia russa, italiana o americana non fa differenza, veniamo presi per mano e accompagnati in questo mondo fatto di alberghi di lusso – il cui direttore è Franco Nero – dove sono vietati i regolamenti di conti, di spietati killer e di uomini di potere che manovrano le sorti del mondo in superficie.
Armato da Peter Serafinowicz in un divertente siparietto degno di Q e 007, Keanu/John è pronto per la sua nuova missione nel cuore di Roma. Ma una volta compiuta, la storia si dilunga aggiungendo altre appendici, nuovi inizi e nuove fini ad un plot colpevole di mettere troppa carne al fuoco, tradendo la propria natura scarna in funzione di scene action ben congeniate che avevano fatto la fortuna del primo film. Intendiamoci, ci si diverte un bel po’ a guardare questo John Wick – Capitolo 2 ma due ore di corpo a corpo, sparatorie e inseguimenti, sono un po’ troppe anche per gli amanti del genere. Ah, c’è anche Laurence Fishburne (già, Neo e Morpheus di nuovo insieme come ai bei tempi di Matrix) in una sorta di re dei senzatetto di New York che tutto vede e tutto conosce grazie ai suoi informatori chlochard sparsi per il mondo. E poi, tanto per non farsi mancare proprio nulla, una scena finale di wellesiana memoria in un labirinto di specchi, solo che al posto di Rita Hayworth c’è Riccardo Scamarcio.
Voto 6,5
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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