Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Originale, no. Riuscito, sì. Rubacchiando ma allo stesso tempo facendo proprie situazioni e suggestioni di illustri precedenti quali Il mostro dell’astronave e Alien, passando per il più recente Gravity, Life – Non oltrepassare il limite si guadagna, ad oggi, il titolo di pellicola più interessante all’interno della filmografia del regista svedese Daniel Espinosa (dopo il deludentissimo Il bambino n° 44 e il non troppo malvagio Safe House – Nessuno è al sicuro).
Partendo da un concetto più che plausibile, ossia che a forza di mandare veicoli nello spazio in cerca di vita, alla fine qualcosa si trova, il film racconta dell’equipaggio di una stazione spaziale internazionale che sta per far ritorno sulla Terra, forte di una scoperta sensazionale: un campione che prova l’esistenza inconfutabile della vita su Marte. Ma il neonato essere unicellulare raccolto sul pianeta rosso, inizia a crescere a vista d’occhio, rivelandosi più intelligente e pericoloso di quanto il gruppo di astronauti pensasse. Di fronte alla minaccia che l’alieno inizia a rappresentare per l’umanità intera, toccherà a questo gruppo di uomini (e donne) alla deriva nello spazio, riuscire ad annientarlo per evitare che arrivi sulla Terra.
Quello che ne viene fuori è un’opera con una componente claustrofobica notevole e ben sfruttata, al servizio di una storia la cui suspense continua a crescere fino alla fine senza un attimo di cedimento. Interamente ambientato all’interno della stazione spaziale, con un cast ben assortito che si presta al gioco (e che vede, tra gli altri, Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson e Ryan Reynolds in prima linea), Life mostra il suo tallone di Achille nei dialoghi, a tratti banali, che non stanno dietro alle efficaci soluzioni visive e ai virtuosismi registici di un Daniel Espinosa in ottima forma (il piano sequenza iniziale ne è la riprova) e a uno script che ben sfrutta i concetti di spazio – quello ristretto della stazione spaziale e quello “profondo” in cui galleggia.
E poi c’è una sorpresa. Chi vedrà il film noterà quanto l’essere marziano somigli a Venom, il simbionte di casa Marvel acerrimo nemico di Spider-Man. Ebbene, da qualche giorno circola una teoria secondo cui Life potrebbe non essere solo uno sci-fi a tinte horror, bensì il prequel del tanto atteso film su Venom, la cui data di uscita è stata recentemente fissata ufficialmente dalla Sony al 5 ottobre 2018. In effetti ci sono elementi sufficienti per dare credito a questa ipotesi: entrambe le pellicole sono prodotte e distribuite da Sony e Columbia Pictures; tra gli sceneggiatori di Life ci sono Rhett Reese e Paul Wernick, precedentemente già autori di Deadpool e Spider-Man 3; e, se non bastasse, in un recente spot TV di Life è stata inserita anche una breve scena ripresa dallo Spider-Man 3 di Sam Raimi in cui vediamo la popolazione di New York fissare qualcosa. Solo una serie di coincidenze? Forse, ma ci piace pensare che non lo siano affatto, e che il film di Espinosa rappresenti il punto di partenza di un progetto ben più ampio.
Voto 6,5
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Daniel Espinosa firma il suo film più riuscito. Jake Gyllenhaal e Ryan Reynolds protagonisti dello sci-fi ricco di suspense che nasconde una sorpresa.
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