The Bye Bye Man

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Indovinare la giusta scena iniziale in un film horror è sia una benedizione che una iattura. Perché se da un lato predispone bene verso quello che verrà, alza anche il livello di aspettative dello spettatore.
E la scena con cui si apre questo The Bye Bye Man è davvero buona. Un flashback che mostra un uomo evidentemente alterato falciare a colpi di fucile gli increduli abitanti di due villette a schiera. Sembrerebbe quasi la ricostruzione di un efferato caso di cronaca nera a tema serial killer, se non fosse per la secca domanda rivolta dall’uomo alla proprie vittime un attimo prima di sparare.
“A chi lo hai detto?”.
Il fruitore più smaliziato intuisce quindi che il fenomeno alla base dell’opera possa essere una propagazione di follia omicida incentrata sul meccanismo della viralità, magari pensa pure a It Follows, ed è già più contento. Peccato che poi il film vero e proprio abbia inizio e i nodi vengano quasi tutti al pettine.



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Interpretato da tre giovani attori che eviteremo di definire cani per non fare un torto all’espressività di certi cani, il teen movie di Stacy Title è una sorta di vademecum di tutto ciò che i protagonisti di un film dell’orrore dovrebbero sempre guardarsi bene dal fare.
Tipo affittare una casa enorme e fatiscente a un prezzo inspiegabilmente basso oppure farci dentro una seduta spiritica la sera stessa del trasloco. Del resto chi, nel proprio giro di amicizie, non ha almeno un’amica medium?
Così come non favorisce in alcun modo la sospensione dell’incredulità il fatto che il protagonista Elliott (Douglas Smith) identifichi quasi subito la fonte del male in un vecchio comodino e decida di liberarsene buttandolo in prossimità di un secchio dell’immondizia a pochi metri da casa.
Ma, complice un’entità (l’incappucciato Bye Bye Man del titolo) perturbante il giusto e il mantra “non dirlo, non pensarlo” ripetuto ad libitum quasi fosse una declinazione orrorifica del fenomeno dello spoiling, la prima parte del film non è neanche da buttare e un paio di salti sulla sedia li garantisce pure.

I problemi seri arrivano quando i personaggi prendono atto di cosa stia realmente accadendo e la trama – di fatto un mix ondivago di Nightmare, Boogeyman e Babadook – si palesa allo sguardo in tutta la sua pochezza. Per non parlare poi degli insensati cameo di Carrie-Anne Moss e Faye Dunaway, la prima nei panni di una detective con la tendenza a lasciare a piede libero i sospettati di omicidio e la seconda in quelli di una vedova che, per sua fortuna, prende fuoco quasi subito.
Ma più che a Stacy Title o a suo marito Jonathan Penner (autore della sceneggiatura) le critiche in questo caso andrebbero rivolte a una distribuzione che, nel mare magnum di una produzione horror dal range qualitativo che va dal pessimo a The Witch, privilegia operine risibili come questo The Bye Bye Man piuttosto che puntare su film assai più riusciti che spesso finiscono col restare inediti, almeno da noi.
Rimane giusto un film da vedere a casa nelle sere di pioggia, utile per spaventare (ma neanche troppo) una ragazza al primo appuntamento e una domanda che, fin dalle prime sequenze, si fa largo nella mente dello spettatore. Perché mai un universitario dovrebbe decidere di condividere un appartamento con la propria fidanzata e un migliore amico (per altro più aitante di lui) che non fa altro che ripetergli quanto questa sia la donna perfetta?

Voto 4,5

 

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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