Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Chi conosce la loro opera sa bene quanto Paolo e Vittorio Taviani, nel corso degli anni, si siano adoperati a portare avanti un’idea di cinema estremamente coerente sia nei contenuti che nella forma. La loro parabola narrativa ed espressiva si è sempre rivelata ricca di implicazioni poetiche e politiche spaziando quasi sempre in altri campi quali storia, cronaca e letteratura. E proprio da un’opera letteraria è nato l’ultimo lavoro dei due fratelli toscani, il romanzo di Beppe Fenoglio pubblicato postumo nell’aprile del 1963, a due mesi dalla morte del suo autore.
La storia di Una questione privata, estremamente fedele al libro, è piuttosto semplice e si articola lungo due principali piani temporali: il passato, evocato attraverso continui flashback, e il presente. Milton (Luca Marinelli) e Giorgio (Lorenzo Richelmy) sono due amici originari del Piemonte, uno introverso e pallido, l’altro allegro e dal viso angelico. Entrambi si innamorano dell’aristocratica Fulvia (Valentina Bellè). La ragazza gioca con i loro sentimenti senza concedersi, ma il triangolo non si risolve perché lei ha da prendere un treno. Un anno dopo i due diventano partigiani. Trovatosi quasi per caso davanti alla villa di Fulvia, nella mente dell’ombroso Milton si affaccia un sospetto: che fra Giorgio e Fulvia ci sia stato qualcosa di più che un semplice flirt? Deve sapere la verità. Allora Milton si dimentica della guerra, dei compagni e dell’Italia, e va alla ricerca di Giorgio, il quale intanto è stato catturato dai fascisti.
La lotta partigiana diventa quindi il contesto all’interno del quale si consuma una battaglia più piccola e privata ma, per il nostro protagonista Milton/Marinelli, non meno vitale. E non ci sarebbe nulla di male se la messinscena voluta dai Taviani non fosse del tutto obsoleta, teatralissima e inadeguata al contesto e se non fosse “animata” da attori e comparse che sembrano usciti da una fiction di bassa lega (nota di demerito alle peggiori scazzottate mai viste al cinema). L’unica luce che brilla all’interno di Una questione privata rimane Luca Marinelli, che dà vita a un one man show in cui recita con l’anima e, soprattutto, con il corpo, come unica figura che si staglia tra quella nebbia di oblio che sembra aver avvolto tutto e tutti, Taviani compresi.
Voto 5
Per offrirti il miglior servizio possibile il sito utilizza i cookie. Proseguendo la navigazione, ci autorizzi a memorizzare ed accedere ai cookies di questo sito web. Leggi l'informativa
The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.
Leave a reply