Stronger

Di Fabio Giusti
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Scheda
(Id., USA 2017)
Uscita: –
Regia: David Gordon Green
Con: Jake Gyllenhaal, Tatiana Maslany, Miranda Richardson, Clancy Brown
Durata: 1 ora e 56 minuti
Distribuito da: 01 Distribution

 

Stronger



Solo pochi mesi fa il notevole Boston – Caccia all’uomo di Peter Berg riportava alla mente (e soprattutto agli occhi) il tragico attentato esplosivo che, il 15 aprile del 2013, funestò la città di Boston durante la sua maratona annuale.
Se il film di Berg si concentrava sulla dimensione macro dell’evento – inclusa la concitata caccia all’uomo che portò all’arresto di entrambi i terroristi – Stronger approccia la faccenda dal versante più emotivo, puntando la macchina da presa su uno solo dei 260 spettatori della gara rimasti feriti quel giorno: Jeff Bauman (Jake Gyllenhaal).
Un ragazzo semplice che, nel tentativo di riconquistare l’ex fidanzata Erin (Tatiana Maslany), realizza uno striscione e va a fare il tifo per lei all’arrivo della maratona. Bastano pochi istanti perché quel giorno di festa si trasformi in inferno e Jeff si risvegli in un letto di ospedale senza più le gambe. Da lì in avanti il giovane inizia un cammino irto di ostacoli per superare le ovvie difficoltà che la sua nuova condizione comporta. Lo aiutano un’ironia beffarda dietro cui mascherare – o almeno provarci – i momenti di disperazione e l’amore per Erin.

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Se la parabola dell’uomo qualunque ricade nel più classico dei canovacci da caduta e risalita, il retaggio mumblecore di David Gordon Green è utile a stemperare certi eccessi di retorica perennemente dietro l’angolo quando si trattano personaggi affetti da handicap. In particolare si apprezzano, soprattutto nelle prima parte, i tentativi di alleggerire il dramma attraverso il ricorso a toni quasi da commedia, favoriti dalla natura ostentatamente redneck (leggi pure “cafona”) della famiglia del protagonista, in primis della rozza madre, una straordinaria Miranda Richardson.
Poi la storia prende una piega più usuale, con lo scivolare di Jeff in una spirale di negatività autolesionista dalla quale lo spettatore sa già benissimo riuscirà a rialzarsi in tempo per i titoli di coda, e un po’ perde quota. Ma, come accennato poc’anzi, è un passaggio quasi obbligato in storie del genere e Gordon Green non infierisce nemmeno più di tanto in termini di facile pietismo.

Convince però la messa in scena intima, quasi eastwoodiana, con cui l’autore decide di non mostrare quello che altri renderebbero invece il fulcro emozionale del film. Bastino come esempi la scena delle esplosioni, inquadrate da lontano e osservate dal punto di vista di chi correva verso il traguardo e la telefonata con cui la madre di Jeff viene informata dell’accaduto, tagliata immediatamente prima che la donna palesi una qualsiasi reazione. Sono entrambi segnali forti di un pudore, sia estetico che intellettuale, che eleva comunque il film sopra la media. Così come piace il modo che ha Stronger di riflettere sul bisogno, tipicamente americano, di assegnare lo status di “eroe” a chiunque sopravviva a un dramma, quasi fosse la condizione essenziale per metabolizzare un trauma. Ma del resto l’epica del common man passa anche attraverso certi passaggi.
Bravissimo Gyllenhaal in un ruolo tutt’altro che facile. Ormai gli manca solo un Oscar ad attestarne ufficialmente il grado di maturità.

Voto 6,5

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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