Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Dove eravamo rimasti? Star Wars: Gli Ultimi Jedi riprende esattamente dove si era interrotto Il risveglio della forza, ovvero nel momento in cui la Resistenza riesce a leggere la mappa che conduce a Luke Skywalker (Mark Hamill). A cercarlo vengono mandati Rey (Daisy Ridley), Chewbecca e i due droidi della “vecchia” trilogia, R2-D2 e C-3PO, che trovano l’anziano Jedi, l’unico in grado di risollevare i destini della Resistenza sempre più schiacciata dalle forze del Primo Ordine, su un’isola di un pianeta sperduto. Inizia da qui il film di Rian Johnson, il “prescelto” che ha preso in mano le redini della saga rilanciata dal 2015 da J.J. Abrams (qui nelle vesti di produttore esecutivo). Adesso la Resistenza, capitanata da Leia Organa (Carrie Fisher) cerca di sfuggire agli attacchi del Nuovo Ordine, il cui leader supremo non ritiene ancora pronto Kylo Ren (Adam Driver), eccessivamente condizionato da un perenne conflitto interiore.
Se con Il risveglio della forza Abrams era riuscito nell’impresa di realizzare un blockbuster moderno ma fedelissimo, nelle intenzioni e nei fatti, allo spirito della trilogia originale, oltre che un film dal respiro ampio e dal ritmo serrato, Rian Johnson guarda al futuro e ribadisce in più occasioni, attraverso i personaggi, che è giunto il momento di gettarsi il passato alle spalle e di andare avanti, lasciando il campo libero alle nuove generazioni. Lo fa dividendo l’episodio in due linee narrative, una più meditativa in cui veniamo invitati a seguire il non facile rapporto che si instaura tra Luke e Rey e l’altra più avventurosa, in cui la fanno da padroni i “nuovi eroi”, il pilota di caccia Poe Dameron (Oscar Isaac) e l’ex assaltatore Finn (John Boyega).
A fronte di una prima parte piuttosto stantìa, Star Wars: Gli Ultimi Jedi compie un balzo in avanti dopo la prima ora, regalando al pubblico momenti di azione rocambolesca e situazioni dal sicuro impatto visivo ed emotivo, nonostante qualche crepa nella sceneggiatura – in più di un’occasione viene a mancare proprio il rapporto tra causa ed effetto. Decisamente troppo lungo (con i suoi 152′ è la pellicola della saga più lunga di sempre), il film non fa segreto della sua principale ambizione: il voler essere un prodotto al passo coi tempi, intento a fidelizzare le nuove generazioni di spettatori e determinato a proiettare la galassia lontana lontana di George Lucas verso un futuro ancora tutto da scrivere. Vista in quest’ottica, l’esigenza di rinnovarsi non suona allora come un mero capriccio di stile, ma come una vera e propria necessità, pur con la consapevolezza che, calpestando alcuni dogmi della saga che hanno contribuito a decretarne il successo e portando avanti una certa banalizzazione dei frangenti che di fatto ne soffoca l’epicità, più di qualcuno rimarrà deluso.
Voto 6
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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