MIA Market 2019: la quinta edizione sarà dal 16 al 20 ottobre
— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
10. Vi presento Toni Erdmann – Maren Ade
Partendo dalla dinamica che spesso vuole che un figlio, pur di affrancarsi da una figura paterna ingombrante, debba ucciderla metaforicamente, Toni Erdmann si fa elogio agrodolce della follia che affonda il suo bisturi emotivo nell’imbarazzo di una giovane donna professionalmente e socialmente arrivata, rispetto a un padre che è un concentrato di stravaganze (leggi pure “debolezze”) in bella vista. Si ride ma, in più di un’occasione, per mascherare la paura che quell’imbarazzo possa essere anche il nostro.
9. Elle – Paul Verhoeven
Un finto giallo in cui il whodunit si esaurisce più o meno a metà film e, una volta reso noto il colpevole, ciò che conta è solo questo splendido ritratto di donna (dal coefficiente erotico tendente a infinito) e il complesso percorso circolare che, da un passato di indicibile violenza mai davvero del tutto metabolizzato, arriva al desiderio di altra violenza nel tentativo, per lo più sterile, di riuscire a recuperare una forma di controllo sulla propria vita.
8. T2 Trainspotting – Danny Boyle
Se il primo Trainspotting rappresentava l’Inferno, è facile che questo T2 Trainspotting sia il Purgatorio. Almeno uno dei tanti. E l’unica cosa che rende tollerabile il Purgatorio è l’idea che, da qualche parte, possa esserci un Paradiso. Solo che su questo punto Danny Boyle è piuttosto chiaro: fuori dalla cameretta di Mark Renton di sicuro non c’è. Per cui tanto vale rimetter su quel vecchio disco di Iggy Pop e iniziare a ballare.
7. Scappa – Get Out – Jordan Peele
Sotto una patina perturbante fatta più o meno di tutti i topoi del caso (dagli insistiti close-up degli oggetti all’immancabile scantinato) Peele costruisce un saggio di impressionante lucidità su cosa significhi essere neri in America nel 2017, dopo due amministrazioni Obama e subito prima di entrare nella temutissima era Trump.
6. Detroit – Kathryn Bigelow
Detroit utilizza la Storia (in questo caso parecchio recente) per parlare dell’America di oggi e della pericolosa recrudescenza di certe forme di razzismo che, se non proprio sparite del tutto, consideravamo, se non altro, latenti o isolate. Perché la distanza tra le esplosioni irachene di The Hurt Locker e gli spari dell’Algiers Motel è molto più breve di quanto si possa pensare. Oltre al fatto che sempre di guerra si parla.
5. Civiltà perduta – James Gray
Elegia dell’esplorazione di rara potenza evocativa in cui confluisce tutto il cinema “eroico” migliore di sempre, da Milius a Coppola (tutto il film è un omaggio ad Apocalypse Now! ma il fotogramma tribale che lo apre sembra proprio preso da lì) passando per la contemplazione estetica della natura tipica di Malick. È un film magnifico Civiltà perduta e, come molte altre opere ugualmente ambiziose, verrà preso sotto gamba per poi essere rivalutato con gli anni.
4. Logan – The Wolverine – James Mangold
Dopo il pessimo Wolverine – L’immortale, James Mangold si ricorda di essere (anche) il regista di Copland e firma il cinecomic che proprio non t’aspetti. Un western senile dolente e selvaggio molto più vicino all’universo di Sam Peckinpah – e non è un caso che sia ambientato al confine tra Stati Uniti e Messico – che non a quello Marvel. Con ‘Sua Oscurità’ Johnny Cash a benedire dall’alto.
3. La La Land – Damien Chazelle
Di La La Land si è forse parlato anche troppo e, per lo più, per i motivi sbagliati. Quello che infatti passerà alla storia come il “musical che piace a chi non ama i musical” è in realtà uno dei più mirabili esempi di cinema puro del dopo Titanic. Dietro la storia d’amore che vorremmo riportare indietro all’infinito per vedere se, almeno una volta, va a finire bene, c’è tutta la nostalgia per un tempo perduto e, allo stesso tempo, una radicale messa alla prova delle (infinite) possibilità di una macchina da presa.
2. Baby Driver – Il genio della fuga – Edgar Wright
Pensate ai migliori film incentrati su inseguimenti in auto – da Punto Zero a Driver l’imprendibile passando per Bullitt – metteteli insieme e non vi avvicinerete nemmeno lontanamente alla velocità di questo sfrenato capolavoro pop. Folle musical d’azione in cui la musica, piuttosto che accompagnare l’azione, letteralmente la alimenta, Baby Driver è la vera sorpresa di questo 2017. Una sublime dimostrazione (Tarantino docet) di cosa differenzi il semplice esercizio citazionistico dall’arte della riscrittura.
1. Dunkirk – Christopher Nolan
Nolan spinge fino al limite estremo la sua riflessione sul tempo percepito dilatandolo a dismisura e, paradossalmente, firmando la sua opera dal minutaggio più contenuto. L’autore simula una maggiore immediatezza mentre, in realtà, aggiunge un ulteriore tassello di complessità al suo Cinema, principalmente ribaltando dall’interno le regole del war movie girandone uno come se fosse un thriller. Anche se Dunkirk risulta essere qualcosa di molto più simile a un’esperienza sensoriale che non a un film. Lo dimostra il fatto che si esca dalla visione autenticamente spossati.
Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.
Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
L’attore protagonista dello spot che prende in giro i film sulla mafia italoamericana.
Il film di Woody Allen abbandonato da Amazon, arriverà in Italia in autunno distribuito dalla Lucky Red.
La storia di un’improbabile amicizia sullo sfondo dell’America razzista dei primi anni Sessanta diretta da Peter Farrelly è una splendida sorpresa.
David Gordon Green si riaggancia direttamente al cult di John Carpenter del 1978 e punta tutto su Jamie Lee Curtis.
Il regista autore di The Elephant Man, Mullholland Drive e Twin Peaks si racconta.
La storica rivalità tra i due tennisti, interpretati da Sverrin Gudnason e Shia LaBeouf, nella pellicola di Janus Metz Pedersen.
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Angelo (Il cielo sopra Berlino) e demone (Hitler ne La caduta). Ci lascia un attore immenso, versatile, sensibile.
L’attore, 63 anni, era ricoverato al Policlinico di Napoli da due settimane.
Il capitolo conclusivo della trilogia di M. Night Shyamalan è il film di supereroi che non ci si aspetta.
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Ecco come funziona la nuova sezione per prenotare e acquistare i biglietti del cinema attraversoil social media.
In gara per la Palma d’oro, tra gli altri, Terrence Malick, Pedro Almodóvar, i Dardenne, Marco Bellocchio e Xavier Dolan.
La rilettura del romanzo di Beppe Fenoglio ad opera dei fratelli Taviani, interpretata da Luca Marinelli sbarca alla Festa di Roma. La recensione.
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