Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Siano benedetti i film che durano meno di un’ora e mezza. Soprattutto se sono anche irriverenti, cinici e divertenti come questo The Party, undicesima regia dell’inglesissima Sally Potter presentata lo scorso anno a Berlino. Partendo da uno degli assunti più adoperati e abusati nel cinema e nel teatro, ovvero rinchiudere un piccolo gruppo di persone in uno spazio ristretto, l’autrice mette in scena facendo affidamento su un solido impiento narrativo in un funzionale e accattivante bianco e nero, la storia di Janet (Kristin Scott Thomas), esponente di spicco del partito Laburista britannico, che decide di festeggiare la nomina a Ministro della salute nel neonato governo ombra insieme con il marito (Timothy Spall) e qualche amico. Durante la cena, però, una serie di rivelazioni personali da parte dei vari invitati trasformerà la festa in una vera e propria tragedia.
È un gioco al massacro The Party, una pochade, esattamente come lo era il polanskiano Carnage e si percepisce in ogni momento quel divertimento e quella sottile goduria da parte della Potter, di giocare con lo spettatore, a cominciare dal doppio senso del titolo (il riferimento è sia alla festa che al Partito Laburista di cui i protagonisti rappresentano le varie facce). Con l’intento di ironizzare sulla sinistra borghese radical-chic, le cui fila pullulano di intellettuali da salotto aggrappati a una manciata di ideali liberali e progressisti, The Party ne inscena il funerale politico e sociale, complice un cast di primissimo livello tra cui spiccano un immenso Timothy Spall, professore universitario distrutto dalla depressione e dall’alcol, una Patricia Clarkson in versione suffragetta nostalgica e disillusa e un Bruno Ganz life coach alternativo.
Sally Potter, dal canto suo, orchestra alla perfezione entrate e uscite di questa improbabile compagine, calibrandone umorismo e sarcasmo, così come le rivelazioni e il valzer di tradimenti che si mostrano pian piano, di pari passo con il deteriorarsi delle relazioni all’interno del gruppo. L’unità di luogo e di tempo e i dialoghi ironici e taglienti fanno il resto, incorniciando egregiamente questa black comedy sagace e fulminante.
Voto 7
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Le inquietudini dell’ upper-middle class inglese incarnate da sette personaggi brillanti nell’irriverente black comedy di Sally Potter.
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