Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Ci vuole del coraggio per copiare se stessi. Coraggio che non sembra mancare al regista cileno Sebastián Lelio (vincitore dell’Oscar 2018 per il Miglior film straniero con Una donna fantastica), che firma la versione americana di Gloria, pellicola presentata a Berlino nel 2013, premiata con l’Orso d’argento per la Miglior interpretazione femminile, andato a Paulina García, con il quale si è imposto all’attenzione internazionale. Gloria Bell (una Julianne Moore magnetica), è una donna americana che ha superato i cinquanta, divorziata e dallo spirito libero, che passa le sue giornate in ufficio e la sera sulle piste da ballo in giro per Los Angeles alla ricerca di una second chance. L’incontro con l’affascinante Arnold (John Turturro) le farà vivere in una storia d’amore inaspettata, piena di gioia ma anche di complicazioni.
Gloria ha dei sogni grandi almeno come gli occhiali che indossa e che non la rendono meno attraente. Il suo canto libero e buffo che allontana la malinconia in auto, con la radio a tutto volume, è quello di una donna che ha bisogno di riempirsi la vita. Il divorzio è lontano e i suoi due figli sono ormai adulti. Ma lei sembra esserne perfettamente consapevole, guarda avanti e non spreca nessuna occasione, mentre accetta di buon grado i cambiamenti, così come l’età che avanza.
In una storia che vanta un respiro più internazionale rispetto all’originale – Los Angeles è molto più vicina a noi culturalmente di quanto non lo sia Santiago del Cile – i protagonisti sono decisamente più in forma di quelli del film primigenio (anche se il personaggio interpretato da John Turturro indossa una pancera che non vedremo mai dopo aver seguito una dieta che gli ha fatto perdere molti chili). Ma l’aspetto che colpisce di più del film è che iniziamo a seguire la storia di Gloria Bell senza conoscere nulla del suo passato, eppure ci sembra di conoscerla da sempre e, a sipario chiuso, continuiamo a immaginare quello che farà. Sebastián Lelio conferisce alla vicenda la solidità necessaria per resistere al tempo perché riesce nel non facile compito di cogliere la vita della sua protagonista esattamente mentre accade, né un attimo prima, né uno dopo.
Julianne Moore che, a 58 anni, non è mai stata tanto bella, merita una menzione a parte. Il film è lei, con le sue fragilità messe a nudo, l’ironia sottile e la velata malinconia che infondono nella sua Gloria una luce unica e indimenticabile.
Voto 7,5
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Nelle sale il profondissimo ritratto di signora di Sebastián Lelio con una Julianne Moore radiosa, che reinterpreta magistralmente il personaggio che fu di Paulina García.
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