MIA Market 2019: la quinta edizione sarà dal 16 al 20 ottobre
— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
Per realizzare l’inimmaginabile bisogna prima pensarlo.
Ne sapeva qualcosa Carlo Rambaldi, genio visionario che più di chiunque altro ha fornito un contributo fondamentale a quell’immaginario, sia fantastico che realistico, che ha caratterizzato il cinema mondiale degli ultimi cinquant’anni. E lo hanno capito anche quelli che vengono ormai riconosciuti come i suoi diretti discendenti: i ragazzi di Makinarium, factory fondata da Leonardo Cruciano (con Bruno Albi Marini e Nicola Sganga VFX Supervisor) che, dopo gli anni del boom del digitale, ha fatto da apripista per un ritorno a una moderna meccatronica – quella branca dell’ingegneria dell’automazione di cui Rambaldi è stato un precursore – che va a implementare gli effetti visivi digitali.
Un ritorno, dicevamo, nato dall’esigenza di mettere in scena la matericità, lo sporco e il realismo che solo oggetti e materiali tangibili possono trasmettere.
Concetti che sono al centro di un’interessante mostra, visitabile fino al prossimo 6 gennaio a Palazzo delle Esposizioni di Roma dal titolo La meccanica dei mostri – Da Carlo Rambaldi a Makinarium.
Divisa in due parti, una interamente dedicata alle opere di Rambaldi e l’altra a quelle realizzate da Makinarium, l’esibizione mostra per la prima volta la struttura interna di alcune creature divenute vere e proprie leggende del cinema internazionale.
Anche il restauro rappresenta un capitolo importante de La meccanica dei mostri poiché, grazie a Makinarium, alcune delle creature create da Rambaldi sono state rimesse in sesto e rese di nuovo funzionanti.
Iniziamo con una premessa, fondamentale per capire sia la mostra che il lavoro di Rambaldi e dei suoi figli putativi di Makinarium.
Effetti speciali ed effetti visivi non sono la stessa cosa. Con “special effect” s’intende infatti un effetto realizzato direttamente sul set, fisico (ad esempio mostri e altre creature robotiche o mosse da un addetto ai lavori). Con “visual effect” s’intende invece un effetto digitale aggiunto solo in fase di post-produzione. Quindi un effetto applicato solo dopo che il film è stato girato.
Prestigiatore dell’illusione scenica e uomo carismatico con alle spalle un passato come pittore, scultore, chimico, fisico, studioso di anatomia, ingegneria, architettura e meccanica, Carlo Rambaldi è riuscito a far confluire tutte le sue conoscenze nel settore degli effetti speciali. Il suo laboratorio era una fucina di artigiani (era proprio lui il primo) in cui si fondevano arti e mestieri per dar vita a esseri di ogni sorta, di un probabile passato e di un plausibile futuro, in grado di suscitare stupore e magia nello spettatore.
Con tre Premi Oscar al suo attivo, per aver creato l’Alien di Ridley Scott l’extraterrestre E.T. di Steven Spielberg e il gigantesco King Kong di John Guillermin, Rambaldi più che il mago degli effetti speciali, era un artista a tutto tondo prestato al cinema, dotato di un eclettismo degno di una personalità rinascimentale. Nel ricco percorso espositivo, si trovano oltre cento opere e materiali originali, alcuni dei quali inediti, provenienti dall’archivio privato di famiglia.
Ci si imbatte nella mano di King Kong, con i suoi oltre sei metri di lunghezza, nelle diverse versioni di E.T., in un Alien che sbuca da una parete, nei 18 guerrieri a dimensione naturale del film Barbarella di Roger Vadim, nell’inquietante pupazzo di Profondo rosso, e in molti altri esseri nati dalla fantasia e dal talento visionario di Carlo Rambaldi.
La seconda parte della mostra è dedicata invece a un’altra eccellenza italiana, Makinarium, laboratorio di talenti esperti in effetti speciali e visivi, post-produzione digitale, animazione 2D e 3D, ma anche di trucco prostetico e modellazione, che ha preso in mano le redini della tradizione artigianale italiana che da sempre distingue le maestranze cinematografiche del nostro Paese. Situata negli storici studi di Cinecittà, Makinarium è una vera e propria fabbrica di sogni che combina ricerca e sperimentazione all’avanguardia, con l’uso di tecniche artistiche e artigianali.
È nata ufficialmente con il film Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone come joint-venture di società e liberi professionisti che da anni collaboravano insieme su diversi fronti. In mostra c’è la pulce protagonista di una delle storie della pellicola di Garrone o un artiglio di drago, tratto sempre dallo stesso film, ma anche la pecora che si vede all’inizio di Loro, di Paolo Sorrentino.
– È sicuramente un’esperienza che arricchisce lo spettatore, donandogli consapevolezza nella visione e accompagnandolo a vedere quanto accade in quella parte di cinema che generalmente rimane celata ai suoi occhi. Non guarderete più E.T. (ma nemmeno gli altri film i cui effetti speciali sono stati curati da Carlo Rambaldi o dal team di Makinarium) con gli stessi occhi. E apprezzerete l’immenso lavoro che si cela dietro un solo gesto, una smorfia o un sorriso di un pupazzo meccatronico.
– Trovarsi davanti ai disegni e ai progetti di Rambaldi, poi, è un’emozione davvero unica.
– Il primo è l’illuminazione. Personalmente l’ho trovata “ingombrante” e tutt’altro che funzionale alla visione dei dettagli delle opere esposte. È stata scelta un’illuminazione che favorisce le ombre – forse per conferire una dimensione ancora più reale agli oggetti esposti? – che, in un contesto espositivo simile, non aiuta la fluidità della visione.
– Il secondo punto debole è stato il vedere che molte delle opere meccatroniche esibite, pur essendo collegate alla corrente, quindi potenzialmente funzionanti, non potevano essere “accese”. Il solo modo per vederle in movimento (che poi è lo scopo per cui sono state create) è prendere parte a una visita guidata. Infatti solo le guide hanno la possibilità di dar vita all’E.T. o al tentacolo di piovra di turno. Questa sì, una grande delusione per chi, inconsapevolmente, ha optato per una visita in solitaria.
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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