Alice in Wonderland

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Come poteva uno come Tim Burton resistere al richiamo di adattare per il Grande Schermo le avventure di Alice? Il momento è arrivato e Burton cambia le carte in tavola, destrutturando e ricostruendo a proprio piacimento Alice e il suo mondo incantato, attingendo liberamente dalle pagine di Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio. Inutile dire che i più tradizionalisti potrebbero rimanere turbati dall’onda gotica con la quale il regista di Edward mani di forbice inonda il Paese delle Meraviglie narrato nei libri di Carroll, ma la forza immaginativa di cui Burton è dotato non si distacca molto da quella dell’autore. La sua Alice non è una bambina, ma ha vent’anni ed è orfana di padre. E’ una ragazza ribelle con un’attività onirica piuttosto viva e rifiuta di indossare calze e bustino, che in epoca vittoriana corrisponde ad uscire di casa mezzi nudi.



Durante una festa in giardino Alice, per fuggire da una realtà in cui il suo destino sembra già deciso, si mette a rincorrere uno strano coniglio bianco con il panciotto e un orologio da taschino, fino a cadere, indovinate un po’, nella sua tana. La ragazza si ritrova così a Sottomondo, un non regno conteso da due sorelle regine, la dolcissima Bianca (Anne Hathaway) e la perfida Rossa (Helena Bonham Carter). A Sottomondo vivono le strane creature che abitavano il Paese delle Meraviglie, in cui Alice era già stata da bambina, ma senza ricordarlo se non attraverso un sogno ricorrente. Ad aspettarla ci sono il Cappellaio Matto (un Johnny Depp sempre più agghindato) i due gemelli Pinco Panco e Panco Pinco, il Brucaliffo, lo Stregatto, il leprotto bisestile e naturalmente il Bianconiglio. Ma non solo. Burton arricchisce la trama con nuovi personaggi ben più inquietanti: il fante di cuori, (“fedele” servitore della regina Rossa, un cavaliere assetato di sangue che ricorda tanto quello senza testa di Sleepy Hollow), il mastino sanguinario, il Ciciarampa, il Grafobrancio… A tredici anni dal primo viaggio a Sottomondo, sarà proprio Alice a dover combattere contro la Regina Rossa e i suoi mostruosi alleati per riportare la corona di questo insolito regno sulla testa della Regina Bianca, ingiustamente detronizzata.

Il Paese delle Meraviglie di Burton è un’altra cosa, Sottomondo è animato dai sogni e dagli incubi del regista, notoriamente molto più interessato a tutto ciò che non è “normale”. Così la sua Regina Rossa ha un’enorme testa a bulbo, al Fante di cuori manca un occhio, la Regina Bianca (altro personaggio nato dalla fantasia burtoniana) sembra uscita da un carillon, per non parlare del Cappellaio Matto. Insomma, come da tradizione, nei suoi film le stranezze non mancano, anzi. Mia Wasikowska, la giovane attrice che interpreta Alice, pur essendo intonata con le scenografie e il resto del cast, è forse il personaggio meno memorabile in quanto meno caratterizzato rispetto agli altri. Con ogni probabilità si è preferita una protagonista adolescente anziché bambina per ragioni commerciali (per colpire la fascia di pubblico maggiormente devota al regista di Burbank), ma anche il suo personaggio è stato arricchito e modernizzato. Alice si ribella alle ferree regole della statica società vittoriana, è padrona del suo destino, e Burton ne fa una femminista a tutti gli effetti.

A proposito di effetti, non mancano neanche quelli. Tra performance-capture e animazione, il film è stato realizzato in Digital 3D: un 3D affatto necessario, e non sfruttato al massimo se si escludonono pochi e rari passaggi. La ricchezza visiva di Alice in Wonderland rimane comunque un fatto indiscutibile, anche a due sole dimensioni, in grado di trascinare grandi e bambini in un mondo libero da convenzioni e ristrettezze mentali, dove la fantasia trova limiti solo se imposti da chi guarda.

Voto 8

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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