La città verrà distrutta all’alba

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George A. Romero è uno dei pochi grandi registi che possa dire di aver visto remake più che dignitosi dei suoi grandi classici. L’impresa era un po’ più complessa con The Crazies, che nel 1973 aveva diviso la critica ma allo stesso tempo gettato le basi per quello che sarebbe poi stato il genere “virus”. Qui i mostri non sono lenti morti viventi assetati di sangue, ma persone impazzite per aver bevuto l’acqua contaminata dal carico di un aereo precipitato nei pressi di una cittadina di campagna. Il risultato è ancora più straniante, visto che la vita di provincia appare del tutto sconvolta dalla follia di un contagio misterioso. A tutto si aggiunge l’intervento militare, vero fulcro della storia e pretesto per la critica sociale leitmotiv del regista dell’originale.



Non stupisce che Romero abbia deciso di produrre questo film: la storia è assolutamente identica all’originale, ma il processo di modernizzazione è riuscito benissimo. Questa versione assolve a tutti i compiti di un horror moderno, grazie a un ritmo eccellente e a un susseguirsi di scene che concorrono a un climax che non teme il confronto con l’ispiratore. Rispetto al primo La città verrà distrutta all’alba, però, questo film è decisamente più didascalico. Perfettamente conforme ai suoi tempi, lascia molto poco non detto e anzi indugia sulle spiegazioni che hanno portato al propagarsi del virus. La tensione ne risente, ma Romero può comunque ringraziare.

Voto 7

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Francesco Bernacchio

Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.

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