A tu per tu con Vincent Cassel

Di Carolina Tocci
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Ha una di quelle facce che non si dimenticano, Vincent Cassel. E’ simpatico, forse ancor più che affascinante e parla un italiano farcito di qualche parola francese che, diciamolo pure, non guasta.
E’ in Italia per presentare il suo nuovo film, Nemico pubblico N.1: L’istinto di morte, un biopic su Jacques Mesrine, il più celebre criminale della Francia moderna. La pellicola, che uscirà divisa in due episodi, in patria ha già raccolto l’elogio della critica e il plauso del pubblico.
Camaleontico e convincente, Cassel ci regala uno dei personaggi più completi e controversi della sua carriera. Ecco che cosa ci ha raccontato di questa esperienza.

Che idea ti sei fatto di Mesrine?
Ho letto molto su di lui, mi sono preparato a lungo per interpretare questo ruolo. Ciò che mi affascina di più è che nessuno sa con certezza quante persone ha effettivamente ucciso, o se ne ha mai uccisa qualcuna. Sul libro da cui il film è in parte tratto (L’Instinct de Mort), Mesrine sostiene di aver ucciso quarantadue persone, ma non ci sono prove. Più che un gangster credo sia uno showman, un opportunista. Uno a cui piacciono i media. Come me! No, scherzo.



Ritieni che questa sia la tua migliore interpretazione?
Meglio di Shrek? Non lo so, davvero. Quello che posso dire è che continuo a lavorare nello stesso modo di sempre. Ora sono più vecchio, anche più calmo, ma la passione che metto nei personaggi è rimasta immutata.

Mesrine in Francia è un personaggio ancora molto presente nella memoria popolare,
nonostante siano passati trent’anni dalla sua morte. Non è rischioso portare sullo schermo
un personaggio così estremo?
Soprattutto per i giovani che potrebbero prenderlo come esempio?
Non ho voluto fare un film che fosse la glorificazione di Mesrine. Volevo che il pubblico fosse spiazzato dalle mille facce che era capace di mostrare. E’ simpatico, carismatico e coraggioso, ma è anche un “figlio di putta”. Un violento che non si fa scrupoli ad uccidere. In Francia Mesrine è un’icona della rivoluzione, soprattutto nelle banlieue. I giovani indossano magliette con la sua faccia e viene citato in molti testi di canzoni Hip Hop. Nonostante ciò, non credo che il cinema possa prendersi troppe responsabilità. Non si possono sempre fare film che vadano incontro al favore incondizionato del pubblico o della critica.

Quanto c’è di vero in quello che vediamo nel film?
Mesrine era sicuramente un bugiardo. Insieme agli sceneggiatori e al regista, abbiamo preso i due libri scritti da lui e gli altri scritti dalle persone che lo hanno conosciuto. Non si può dire esattamente cosa sia vero e cosa no, ci sono pochissime prove e noi ci siamo limitati a prendere un po’ da una parte e un po’ dall’altra. In ogni caso non c’è mai stata l’intenzione di fare un documentario sulla sua vita. E quello che si vede sullo schermo è cinema, più che altro.

Sappiamo che per esigenze di copione sei dovuto ingrassare venti chili.
Oh, Dio, sì! Io adoro mangiare, credo sia uno dei piaceri della vita. Ma quando diventa un lavoro è orribile. Io sono un magro di natura. Sul set ogni giorno arrivava un’assistente con un milk shake da 1300 calorie. E lo dovevo bere tutto. Terribile! Ma se prendo un César con questo film, allora ne sarà valsa la pena!

Cosa puoi dirci sulla tua partecipazione al Festival di Sanremo domani sera? Ti aspetti qualche domanda sulla tua vita privata? Su tua moglie Monica, in particolare?
Non conoscevo il festival, mi sono guardato un paio di filmati su YouTube per capire di cosa si trattasse. In Francia Sanremo non è conosciuto, e credo che il motivo sia che la musica italiana sia poco esportabile, un po’ come quella francese. Non so se mi si faranno domande su Monica, ma di certo ci sono cose sul nostro rapporto che posso dire e altre che non dirò mai.

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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