American Life

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Per la serie meglio tardi che mai, finalmente arriva anche nelle nostre sale l’ultima fatica di Sam Mendes (American Beauty, Revolutionary Road), uscito negli States più di un anno fa. L’ex marito di Kate Winslet porta sul Grande Schermo la storia di Burt (un meraviglioso John Krasinski) e Verona (Maya Rudolph), una coppia di trentenni innamorati, presto genitori di una bimba. Lei fa l’illustratrice medica e ha perso i genitori quando era molto giovane, lui vende assicurazioni, ed è un ottimista convinto. Entrambi contano sul sostegno dei genitori di Burt, che saranno gli unici nonni per la piccola in arrivo. Quando questi ultimi, tipi più che mai eccentrici, annunciano a sorpresa che lasceranno il Colorado per trasferirsi in Europa, Burt si sente mancare la terra sotto i piedi. Non avendo più legami che li costringano a stare in un luogo specifico, lui e Verona si metteranno alla ricerca di un posto adatto per crescere la loro bambina, facendo visita ad amici e parenti da un capo all’altro del paese.



E’ furbo Sam Mendes a utilizzare la formula del road movie in chiave di commedia e realizza un film scorrevole e divertente che al tempo stesso invita alla riflessione. Se in Revolutionary Road il regista affrontava l’incapacità da parte di una coppia borghese a rapportarsi con i cambiamenti e con il bigottismo dell’America conservatrice degli anni Cinquanta, ora i suoi nuovi eroi sono costretti a girare mezzo paese per trovare la propria dimensione e un posto in cui far crescere un figlio. Burt e Verona sono due giovani tranquilli, onesti, innamorati l’uno dell’altra, due personaggi dipinti con tanta innocenza che risulta difficile pensarli in un film. E invece sono perfetti, riusciti come i personaggi che incontrano nel loro peregrinare, che incarnano, inconsapevoli, il disagio sociale principe dei nostri giorni. E così la cinica ex collega di Verona, sboccata e volgare, la cugina di Burt, una Maggie Gyllenhaal in versione new hippy, e gli ex compagni di college socialmente arrivati e apparentemente felici.

Mendes ci comunica il proprio punto di vista attraverso gli sguardi complici che Burt e Verona si scambiano; sono sguardi increduli, di chi cerca solo un po’ di tranquillità e un posto “sano” dove poter metter su famiglia. E non è un caso che il regista abbia scelto due attori non eccessivamente noti per interpretare i due protagonisti, riuscendo a comunicare perfettamente il punto di vista di una giovane coppia qualunque, una come tante. Se poi a sottolineare il viaggio/ricerca di Burt e Verona ci sono le note dei brani folk di Alexi Murdoch, il quadro è completo e più che incorggiante. Peccato per il titolo italiano che riecheggia volutamente il film più conosciuto di Mendes, quell’ American Beauty dai cinque Oscar. Peccato perché l’ Away We Go originale è un titolo perfetto, che racchiude in tre parole il significato di tutto il film. Quando lo vedrete capirete il perché.

Voto 8

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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