La proposta della tassa sul cinema arriva attraverso un emendamento milleproroghe del governo (che sarà in discussione al Senato lunedì 14 febbraio), per cercare di sollevare uno dei settori più colpiti dalla crisi economica. Escluse le parrocchie, dunque, è prevista l’applicazione del pagamento di un contributo speciale a carico dello spettatore pari a un euro per l’accesso nelle sale cinematografiche, che servirà a coprire le agevolazioni fiscali concesse alla produzione cinematografica. Questo cosiddetto contributo speciale sarà attivo dal 1° luglio 2011 fino al 31 dicembre 2013.
In questa maniera lo Stato incasserebbe quarantacinque milioni di euro quest’anno e novanta per ciascuno dei prossimi due, che poi il Ministrero dei Beni Culturali provvederà a riscuotere tramite un regolamento intraministeriale. La destinazione finale sarà un’integrazione del Fondo Unico dello Spettacolo, particolarmente colpito dalla manovra economica di questo governo.
Tutto questo ci sembra assurdo: a parte il fatto che non è giusto che siano gli spettatori a dover essere tassati, non ha alcun senso sostenere degli incentivi fiscali con una tassa. Altrimenti che incentivi sarebbero? Il rischio che si corre è proprio la diminuzione del numero biglietti venduti, con una ovvia ricaduta negativa sugli esercizi, in particolar modo su quelli più piccoli. Oltre al fatto che i circuiti multisala, per protesta, faranno in modo di preferire la programmazione di pellicole straniere. E poi perché escludere le sale parrocchiali dall’emendamento? Anche loro dovrebbero poter dare il loro contributo per sostenere il cinema italiano.
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