Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Il sergente dei marines Michael Nantz (Aaron Eckhart) è pronto a lasciare la sua carriera da militare a causa dei rimorsi dell’ultima missione, in cui fu l’unico sopravvissuto del suo plotone. L’attacco ai danni di Los Angeles da parte di forze non identificate lo costringe però a ritornare in servizio nella squadra comandata dal tenente William Martinez. L’invasione si diffonde in ogni angolo della città, e ai due uomini è dato il compito di guidare la loro squadra alla ricerca di possibili superstiti. Durante il tragitto incontrano il sergente tecnico Elena Santos (Michelle Rodriguez), unica sopravvissuta del suo team ad un attacco alieno, e un gruppo di civili che cercheranno di proteggere al costo della loro vita.
Invasori cattivi che scendono sulla Terra per depredarla della sua più grande risorsa, l’acqua con cui le loro macchine da guerra sono alimentate. World Invasion in alcuni momenti sembra un film diretto da Michael Bay, mentre in altri strizza l’occhio al bigeliano The Hurt Locker. Pura azione e effetti speciali per questa pellicola che ci sentiamo di consigliare solo ai veri appassionati del genere, privo com’è di qualunque approfondimento psicologico dei suoi protagonisti o di una manciata di quelle scene ironiche che ad esempio uno come Roland Emmerich avrebbe trovato il modo di inserire. Michelle Rodriguez è di nuovo alle prese con un personaggio tosto, ai limiti del femminile, mentre il biondo Aaron Eckhart, da poco uscito da una prova impegnativa nell’intenso Rabbit Hole al fianco della Kidman, ha l’occasione per tirar fuori la parte più “fisica” di sé. Buona la regia di Jonathan Liebesman, già autore di Al calare delle tenebre e Non aprite quella porta: l’inizio, che dal punto di vista dell’intrattenimento visivo e uditivo confeziona un prodotto che non annoia, puntando anche su riprese con la macchina a mano per dare al tutto un tocco di reality. Il regista sudafricano calca un po’ troppo la mano spalmando alcune scene di eccessivo patriottismo, scelta discutibile, esattamente come quella di evitare lo sviluppo di situazioni sentimentali tra i personaggi.
Voto 6
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