Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Tra i più datati personaggi della Marvel, quando ancora si chiamava Timely Comics, Captain America ha fatto la sua prima apparizione nel ’41. Ideato da Joe Simon e disegnato Jack Kirby (allora alle prime armi), con intenti propagandistici affatto velati, questo strambo supereroe, durante la Seconda Guerra Mondiale, ha incarnato perfettamente l’immagine di un’America libera e democratica contrapposta ad un’Europa imperialista e guerrafondaia, per poi essere dimenticato a conflitto finito. Fu rilanciato negli anni Sessanta da Stan Lee che, eliminati gli aspetti più strettamente propagandistici che lo caratterizzavano, lo trasformò in un baluardo della legalità contro la corruzione dilagante e le più svariate forme di ingiustizia che lambivano il paese. Adesso “Cap”, l’uomo che prese a pugni Hitler sulla copertina del suo primo numero nel marzo del ’41, (circa otto mesi prima dell’entrata in guerra degli Stati Uniti), parte alla conquista del grande schermo, dopo un trascurabilissimo film di Albert Puyn a lui dedicato, con questo blockbuster da centocinquanta milioni di dollari diretto da Joe Johnston. Naturalmente in 3D.
Stati Uniti, primi anni Quaranta. Steve Rogers (Chris Evans), un ragazzo cagionevole e mingherlino, vorrebbe più di ogni altra cosa potersi arruolare per servire il proprio paese durante la guerra. Dopo cinque tentativi a vuoto, sarà scelto dal dottor Erskine (Stanley Tucci) per sperimentare il “siero del supersoldato”, ideato per amplificare le capacità fisiche e psicologiche dell’organismo a cui viene somministrato. Nasce così l’eroe-simbolo di una nazione, Captain America, vera e propria arma segreta da scagliare contro il folle cattivo di turno, Schmidt-Teschio Rosso (Hugo Weaving), a capo della divisione scientifica Hydra, fiore all’occhiello del Terzo Reich hitleriano.
Il supereroe più atteso di questa stagione, quinto tassello del progetto Vendicatori dopo i due Iron-Man, L’incredibile Hulk e Thor se da un lato non delude le aspettative, dall’altro però nemmeno le alimenta. Joe Johnston (Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi Jumanji, Jurassic Park III e il recente Wolfman, senza dimenticare un Oscar vinto per gli effetti speciali di Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta nel 1984, a soli trentadue anni) sintetizza nel suo cinecomic tutto ciò che gli Stati Uniti hanno sempre voluto rappresentare agli occhi del resto del mondo nell’immaginario collettivo del dopoguerra: stabilità, democrazia, nessuna pietà nei confronti dei nemici della libertà. Ridotto pelle e ossa dagli effetti digitali per la prima parte del film, per poi mostrare a tutti di che pasta è davvero fatto, Chris Evans è un perfetto Capitan America: monoespressivo, alto, biondo, muscoloso e persino depilato. Maggiormente degni di nota, fortunatamente, gli altri membri del cast, a partire dal sempre superbo Stanley Tucci, qui nei panni del Dottor Erskine, per arrivare al villain Hugo Weaving (vedendo la sua faccia vermiglia quasi priva di naso è impossibile non pensare a Voldemort: che la Rowling fosse un’accanita lettrice degli albi di Capitan America?), che in originale simula un perfetto accento tedesco (ha dichiarato di essersi ispirato a quello di Werner Herzog). E poi Tommy Lee Jones nel ruolo del Colonnello Phillips, burbero e scettico militare di lungo corso. Peccato che tutti, ma proprio tutti, i personaggi che popolano il film siano totalmente privi di spessore drammatico. E peccato anche che ci troviamo davanti all’ennesima occasione in cui il 3D risulta assolutamente inutile e privo di senso, se si esclude il fine di voler attirare ignari spettatori a pagare un biglietto maggiorato. Interessante, invece, il lavoro che la Marvel sta realizzando nel creare dei ponti tra i vari film con altri protagonisti del suo mondo (che in Captain America: Il primo vendicatore trova sfogo nel personaggio di Howard Stark, interpretato da Dominic Cooper, padre del futuro Iron Man Tony Stark). Alla fine compare anche Samuel L.Jackson in un cameo, nei panni di Nick Fury, altro personaggio dell’universo Marvel. Ma per gustarvelo non dovrete aspettare la fine dei titoli di coda, ossia quando avrete già capito di aver appena visto il primo capitolo di un altro frachise. Un altro mattoncino sulla strada che ci condurrà dritti verso l’atteso crossover de I Vendicatori, in uscita la prossima primavera.
Voto 6
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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