Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Si salvi chi può! Arrivano i Topi! Nazisti! Aperto dalle magnifiche note del valzer della fata cofanetto, il film di Andrei Konchalovsky, Lo schiaccianoci in 3D, arriva in Italia con un anno di ritardo rispetto all’uscita americana, in ovvio accordo con il periodo natalizio che si respira nelle nostre strade e nelle nostre case.
La storia è ambientata a Vienna negli anni Venti. Mary (Elle Fanning) è una bimba di nove anni che trascorre le sue giornate all’interno dell’ingombrante casa dei genitori, che sono troppo impegnati per prendersi cura di lei e del fratellino Max, perfino durante la vigilia di Natale. Ma a far da balia ai due piccoli arriva il bizzarro zio Albert, un folle scienziato che porta in dono a Mary uno splendido pupazzo di legno: uno schiaccianoci appunto. Quel giocattolo così particolare desta sin da subito l’attenzione della bambina che percepisce il suo speciale potere. Infatti ogni volta che Mary si addormenta il giocattolo prende vita e conduce la ragazza in un viaggio fantastico, in un mondo di fate e balocchi, alternato anche ad un regno coperto da dense nuvole di fumo nero, quello del malvagio Re Topo e di sua madre, la Regina Topo, che hanno costretto il giovane fanciullo nelle vesti di un burattino di legno lanciandogli un sortilegio. Quando lo schiaccianoci verrà rapito dal Re Topo, Mary farà di tutto per salvarlo e per rompere il maleficio permettendogli di ridiventare un bambino normale, come tutti gli altri.
L’opera su schermo del regista russo riprende il racconto del 1816 di Ernst Theodor Amadeus Hoffman e ne fa un vero e proprio pasticcio narrativo e cinematografico. L’autore russo spreca un’occasione d’oro, dilungandosi in una narrazione scarsamente avvincente, frammentata da siparietti musicali inutili e per niente incisivi. E’ davvero doloroso assistere alla storpiatura di una storia così bella e delicata, che dovrebbe far sognare i bambini, e anche gli adulti! Consigliamo vivamente di vedere lo splendido cartone animato del 1990 The Nutcraker Prince, appunto il Il Principe Schiaccianoci, cosa che forse avrebbe dovuto fare lo stesso regista Konchalovsky, trovando spunti interessantissimi, gioiosi e utili, anche in vista di un rifacimento in 3D, che purtroppo non possiamo giudicare in quanto la proiezione per i giornalisti è stata fatta in 2D.
Lo zio di Mary, dovrebbe rimandare per qualche astruso motivo alla figura di Albert Einstein, con molta probabilità sconosciuta ai più piccoli, così come quella di Freud che compare una volta e viene accennato in un paio di dialoghi. I ruoli dei protagonisti della pellicola e i loro comportamenti sono del tutto fuorvianti. La violenza degli atteggiamenti utilizzati da Re Topo, un’interpretazione svogliata di John Turturro vestito di una suit nera con una ridicola parrucca biondo cenere, praticamente un Andy Warhol all’apice della sua carriera, si affianca ad un linguaggio incomprensibile e forte per un pubblico quale è quello cui intenderebbe rivolgersi il film. E’ spaventosa inoltre la somiglianza dell’esercito dei topi con quello delle SS naziste, supportata in più dalle immagini di una città coperta dai fumi neri delle ciminiere dove i giocattoli vengono bruciati per garantire a Re Topo l’oscurità, in quanto egli teme il sole.
Voto 4
Recensione a cura di Giorgiomaria Marcelli
(www.binarioloco.it)
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