Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Guy Ritchie riesce in quel compito che distingue un regista fortunato da un regista che merita la propria fortuna: cimentarsi in un seguito, e fare meglio dell’originale. Il primo Sherlock Holmes di Ritchie era stato un azzardo sotto molti punti di vista, ma l’autore era riuscito a renderlo una rivisitazione moderna e allo stesso tempo fedele di Conan Doyle. Oggi, con il seguito, senza dover preoccuparsi di abituare lo spettatore al cambio di personaggio, non più un mite e cervellotico investigatore con la pipa ma un uomo d’azione sarcastico e furbo, Ritchie sforna un film completamente incentrato sulla trama, messa su dai Mulroney, quotatissimi sceneggiatori made in UK.
Sherlock interrompe il viaggio di nozze di Watson per trascinarlo a Parigi e poi in giro per l’Europa: una cospirazione internazionale, dietro le cui spire si nasconde l’arcinemico del detective, il profesor Moriarty, lo preoccupa a tal punto da mollare tutto per inseguirlo in lungo e in largo in tutto il continente. Alla coppia Sherlock Watson, sempre più affiatata e sempre più platonicamente legata, si aggiunge uno strepitoso Stephen Fry nei panni del fratello di Holmes e altri interessanti personaggi comprimari.
Succede così che Sherlock Holmes 2 si rivela uno dei film d’azione più genuinamente riusciti degli ultimi anni, dove tutto ha un senso e una continuità, e lo stupore e il senso di meraviglia non perdono mai ritmo. Recitato in modo impeccabile, con una fotografia eccezionale, senza effetti estrapolati dai soliti punti fermi matrixiani (c’è il flash forward che fa vedere in anticipo gli esiti delle “mosse” di Sherlock Holmes, ma è reiterato dal primo episodio e non dà fastidio più di tanto), questo seguito non solo è migliore del prequel, come dicevamo in apertura, ma è semplicemente uno dei migliori film visti quest’anno.
Voto 8
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