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— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
Pieta (senza accento) del regista coreano Kim Ki-duk, In Concorso ieri alla Mostra del Cinema di Venezia, è stato accolto con favore dalla stampa e alla conferenza il regista coreano e gli attori protagonisti Lee Jun Jin e Cho Min sono stati lungamente applauditi. E c’è già chi sostiene che Pieta avrebbe fatto breccia nel cuore dei giurati per l’estremo realismo delle scene e per le tematiche drammaticamente attuali, tanto da puntare dritto verso il Leone d’Oro.
Il protagonista del film, Kang-do (Lee Jung-jin), è lo scagnozzo senza scrupoli di un usuraio: per recuperare i debiti dei poveri non usa mezze misure, mozzando una mano o infliggendo simili atrocità a operai e artigiani. Sulla sua strada, però, un giorno incontra la misteriosa Mi-sun (Cho Min-soo), la quale con insistenza lo convincerà di essere quella madre che, trent’anni fa, lo abbandonò dopo averlo messo alla luce. Straordinaria la protagonista femminile Cho Min-soo che regala un’impeccabile prova attoriale, seppur giovane per essere davvero la madre del protagonista.
“E’ un film sulle conseguenze del capitalismo estremo – ha spiegato Ki-duk durante la conferenza stampa di presentazione del suo ultimo lavoro – e sugli effetti che questi producono sulle relazioni umane che vengono trasfigurate in senso negativo”. L’ispirazione al tema della sofferenza che il regista coreano porta sullo schermo arriva direttamente dall’espressione del volto della Madonna della Pietà di Michelangelo: “Ho visitato due volte il Vaticano dove ho potuto ammirare il capolavoro di Michelangelo. Mi riferisco all’abbraccio della Vergine Maria al proprio figlio, l’immagine di questo abbraccio, che mi sono portato dentro per tanti anni, era l’abbraccio all’umanità nella sofferenza, nella condivisione del dolore. Per questo l’ho scelto come titolo del mio film”.
Ancora applausi questa mattina all’anticipata stampa di un’altra pellicola molto attesa, Bella addormentata, la pellicola di Marco Bellocchio in corsa per il Leone d’Oro. Tramite immagini di repertorio (provenienti dal web e dalla TV) che si alternano e si amalgamano con il racconto di finzione, Bellocchio manifesta il proprio pensiero e si fa portatore di quello del Paese chiamato a riflettere sull’ultimo viaggio di Eluana Englaro, dalla casa di cura Talamoni di Lecco alla residenza sanitaria assistenziale La Quiete di Udine, dove è stata dichiarata la sua morte dopo diciassette anni di coma vegetativo nel febbraio 2009. Il cast, presente al Lido al gran completo, comprende una fitta schiera di attori, da Toni Servillo a Isabelle Huppert, da Alba Rohrwacher, a Michele Riondino, da Maya Sansa a Roberto Herlitzka.
Di tutt’altro genere invece, il provocatorio Spring Breakers, con James Franco, Selena Gomez, Vanessa Hudgens, Ashley Benson e Heather Morris, in cui quattro studentesse teenager, in bikini praticamente per tutto il film, finiscono per rimanere coinvolte in un losco giro di affari con un ambiguo trafficante di droga.
Il regista Harmony Korine ha così spiegato la scelta delle sue protagoniste, quattro attrici amate dalle teenagers di tutto il mondo, che vengono dal mondo disneyano e con le quali si è divertito a giocare, stravolgendone l’immagine: “Le ho scelte deliberatamente, era parte di un mio sogno. Ho voluto loro ad ogni costo”.
Spring Breakers ha letteralmente diviso la platea veneziana, tra chi lo considera un heist movie con tette e culi in bella mostra e chi, invece, è riuscito a leggervi un vibrante omaggio alla pop culture. Se volete farvi un’idea, guardate questa clip:
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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