Flight

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Dopo dodici anni di animazione in performance capture (Polar Express, La leggenda di Beowulf, A Christmas Carol) Robert Zemeckis torna nella terra dei vivi per regalarci un altro spicchio del suo cinema migliore. Un’apertura da collasso, mezz’ora trascorsa con gli occhi incollati allo schermo per assistere a una delle scene in quota più immedesimative e verosimili mai girate, in cui succede davvero di tutto. Poi lo schianto. Denzel Washington (la cui performance in Flight gli è giustamente valsa una candidatura all’Oscar come Miglior Attore) interpreta il pilota di linea Whip Whitaker, un professionista del volo dedito all’alcol e alle droghe che, in seguito a un guasto tecnico verificatosi ad alta quota, riesce miracolosamente a far atterrare il suo aereo, salvando così le vite di quasi tutti i passeggeri a bordo. Subito dopo l’atterraggio Whip viene considerato un eroe, ma dopo un iniziale momento di gloria, l’uomo si troverà nel bel mezzo di un’inchiesta giudiziaria che lo metterà con le spalle al muro.



Ancora una volta una storia che inizia con un disastro aereo, proprio come in Cast Away, anche se nel film con Tom Hanks l’incidente era un pretesto narrativo, mentre in Flight la tragedia che sfiora e stravolge l’esistenza di Whip è più uno scossone dal quale il personaggio dovrà dimostrare di sapersi riprendere. Ancora una volta, poi, Zemeckis mette il film nelle mani del protagonista di turno, potendo contare sulle larghe spalle di Hanks, come su quelle di Washington. Il suo Whip è un arrogante, un pilota irresponsabile, insomma un antieroe in tutto e per tutto che però riesce tuttavia a catturare le simpatie del pubblico sin dalla prima scena. Con una recitazione oltremodo misurata e controllata, Denzel Washington porta sullo schermo un essere vittima di se stesso e delle proprie dipendenze, un personaggio antinomico e dalle mille sfaccettature rese perfettamente attraverso uno stile recitativo che incede per sottrazione, puntando tutto sullo sguardo e sul minimo sforzo fisico.

Il resto del cast (dalla brava Kelly Reilly nei panni della tossicamane Nicole fino al piccolo ma chiassoso ruolo affidato a John Goodman) funge da contorno e da sostegno a tutto quello che ruota attorno a Whip. Nel confezionare una pellicola priva di ogni rimando ad elementi fantastici, cosa rara all’interno della sua filmografia, Zemeckis punta tutto sulla drammatica (im)moralità del suo protagonista, un virtuoso dei cieli ma un disastro a terra. E ci porta dentro a una storia raccontata alla luce delle circostanze che pian piano avvinghiano Whip, al contempo reo e salvatore, in un viaggio di caduta e redenzione dalla confezione impeccabile.

Voto 7

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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