Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Lo avevamo lasciato, circa un anno e mezzo fa, con un melodramma formalmente impeccabile, algido ed elegante, inframezzato da punte di grottesco (La pelle che abito). Dopo cotanto garbo estetico, Pedro Almodóvar ha evidentemente avvertito la necessità di abbassare i toni, portando sullo schermo una vicenda che ricorda molto da vicino alcune delle sue opere dalla creatività prorompente che negli anni Ottanta hanno contribuito a farlo conoscere ed affermare in tutto il mondo.
La storia. Un aereo della compagnia Península decolla da Barajas, l’aeroporto di Madrid, diretto a Città del Messico ma per un problema tecnico, il velivolo è costretto a girare in tondo sopra Toledo in attesa di compiere un atterraggio di emergenza. Nel frattempo, nel tentativo di gestire il panico dei passeggeri, le hostess di bordo hanno addormentato (con sostanze non proprio lecite) tutti i passeggeri dell’economy. Ad animare l’aereo resta un variopinto quanto eccentrico gruppo di personaggi; tra “color che son sospesi”, sia fisicamente che metaforicamente, ci sono i due piloti in piena crisi d’identità sessuale, tre stewart gay e i passeggeri della business class: una coppia di novelli sposi sfiniti dai bagordi della loro festa di nozze, un finanziere truffatore e padre disperato per l’abbandono della figlia, un dongiovanni impenitente e con la coscienza sporca, una veggente ancora vergine, una regina delle cronaca rosa, e un misterioso messicano.
Gli echi carichi di nostalgia di pellicole quali Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio, Légami! o Donne sull’orlo di una crisi di nervi risuonano impietosi: in un momento in cui la Spagna è attanagliata dalla crisi economica, il ritorno, seppur solo con la mente, ai tempi pazzi e scatenatissimi del clima post franchista è il meccanismo che Almodóvar sceglie per invitare lo spettatore alla riflessione. E allora l’alcol, il sesso e la mescalina (sostanza stupefacente utilizzata nei riti sciamanici) sembrano essere l’unico modo per far calare le maschere a questa variopinta ciurma volante.
Costruito come una metafora surreale della situazione politica ed economica che l’Europa sta attraversando (l’aereo che gira su Toledo senza sapere se e dove riuscirà ad atterrare, il pericolo concreto a cui i passeggeri sono esposti e il rimanere sospesi nel vuoto), Gli amanti passeggeri è di fatto una concatenazione di sketch sessocentrici in cui la stravaganza dei personaggi e la frenesia delle situzaioni lasciano spazio per esternarsi al meglio a nevrosi e debolezze .
Ciononostante, siamo lontani anni luce dai picchi raggiunti da Almodóvar e forse proprio per questo rimane ancora più difficile perdonare al regista spagnolo qualche caduta di stile di troppo e la scelta di una trama esile e poco avvincente.
Voto 5
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Almodóvar ci invita a sbirciare nella fusoliera del volo 2549 della Península, al grido di sesso, alcol e mescalina.
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Julieta | Movielicious