Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Dopo la calorosa accoglienza ricevuta lo scorso anno al Festival di Cannes (dove si è aggiudicato il premio della Quinzaine des Réalisateurs), e una candidatura agli Oscar 2013 come Miglior Film Straniero, arriva finalmente anche nelle nostre sale NO – I giorni dell’arcobaleno, pellicola diretta dal regista cileno Pablo Larraìn, con protagonista da Gael García Bernal. Ambientato nel 1988, NO si focalizza sul difficile periodo vissuto dal Cile durante il regime di Pinochet, in particolare nei giorni in cui il dittatore militare, a causa della forte pressione internazionale, è costretto a convocare un referendum per la sua presidenza. Il paese si trova così a dover votare SI’ o NO alla riconferma di Pinochet alla guida del paese per altri otto anni. Il partito di opposizione, per la prima volta, ha a disposizione uno spazio pubblicitario di 15 minuti, sebbene non possa competere con i collaudati meccanismi di potere del dittatore, e i suoi esponenti riescono a persuadere un giovane pubblicitario, René Saavedra (Bernal che è anche co-produttore della pellicola), a mettersi a capo della loro campagna. Contro ogni pronostico e con risorse davvero scarse, Saavedra riuscirà ad escogitare un battage sorprendentemente innovativo, che porterà il Cile verso la democrazia.
La campagna realizzata da Saavedra riesce in meno di un mese a spazzar via i golpisti armati, sostenuti da un ingente capitale finanziario, non con la violenza bensì utilizzando una sottile strategia. Prima che il giovane pubblicitario venisse incaricato di guidarla, infatti, il fronte del NO puntava sul mostrare agli elettori gli orrori della dittatura (le strazianti torture, la disoccupazione, i conflitti sociali, i desaparecidos), mentre Saavedra decide di cambiare bruscamente rotta, optando per una serie di spot colorati, con jingle accattivanti in cui si vedono facce allegre e danzanti. Una propaganda che funziona in quanto ben confezionata e portatrice di un messaggio di speranza e di rinascita. Una guerra mediatica giocata come una partita a scacchi, alla fine della quale vediamo il regime accartocciarsi su se stesso, piegato e sconfitto sul proprio terreno e con le stesse armi che fino a poco prima padroneggiava senza rivali.
Tratto dall’opera teatrale El Plebiscito di Antonio Skármeta (Il postino), NO-I giorni dell’arcobaleno è una piccola storia che racconta alternando finzione e materiali di repertorio, un miracolo comunicativo. Terzo ed ultimo capitolo della trilogia di Larrain sul Cile (dopo Tony Manero e Post Mortem), il film chiude splendidamente il cerchio con coraggio e originalità. Puntando su un’estetica vicinissima a quella della TV del periodo, il regista cileno utilizza una telecamera dell’epoca e lo stesso formato dei filmati d’archivio che compongono la pellicola (girata in 4:3 e in bassa definizione), riuscendo così a creare un forte legame tra il periodo storico che racconta e quello attuale. Riusciamo ad immergerci completamente nel mondo di cui vuole renderci partecipi, un mondo fatto di violenza, minacce fisiche e psicologiche e di labili speranze. Tanto da domandarci, alla fine, quanta di quella felicità promessa da quegli spot ottimisti e colorati, sia stata davvero raggiunta.
Voto 8
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
La pubblicità come strumento politico: Pablo Larraìn racconta con stile e originalità la caduta di Pinochet.
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